Ronaldinho torna a casa. Ancora una volta. Il Gaucho – che era in trattative con uno dei soliti club turchi che raccattano in giro campioni attempati – ha scelto di non recitare il ruolo della vecchietto alla ricerca dell’ultimo ingaggio ma di vestire la gloriosa maglia tricolor della Fluminense.
L’annuncio è stato dato, indovinate un po’?, su twitter, certamente dove già è spuntato il complicatissimo hashtag celebratissimo, #r10noFlu. Il 35enne fuoriclasse, immolato a suo tempo alla classe emergente dello straripante Leo Messi, si è messo in posa con la casacca della Flu per far impazzire la torcida brasileira del Maracanà. Ai tifosi ha già spiegato di essere tornato in Brasile, “dopo una bella stagione in Messico” trascorsa al Queretaro, perchè “alla ricerca di nuovi stimoli ed emozioni”.
I tifosi l’hanno già accolto, commuovendolo: “Grazie per l’affetto, felicissimo d’essere Flu”. Sperano che non abbia perso il suo smalto, certo. E in fondo che possa portarli sul tetto del Sudamerica pallonaro, come quando portò la Copa Libertadores all’Atletico Mineiro. E con gli alvinegros faceva togliere grossissime soddisfazioni al suo talento, bombardando la Flu di gol irripetibili.
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Ronaldinho potrà scendere ancora in campo nonostante – in tanti, già dai tempi grami del Milan – lo davano per bollito. Perchè la sfida eterna, per lui, è quella inammissibile. Ronaldinho contro Messi e risale ai tempi del Barcellona di Rijkaard, quando Guardiola non era ancora un filosofo della bola e Mourinho era soltanto un promettente portoghese un tantino irritante. Quante cose cambiano, nel breve volgere di poche stagioni. Il Gaucho, però, è ancora lì.