L’icona di tutti i serial killer, l’hippy-diabolico Charles Manson riuscì ad incastrare Freddy Kruger. Sì, proprio lui, Freddy: il celebre assassino dalla mano artigliata partorito dal genio Wes Craven.
Vi chiederete: come è possibile che un criminale reale, peraltro in galera quando Kruger fece la sua comparsa sul grande schermo, sia riuscito a colpire nel mondo dei sogni… anzi, degli incubi?
Il merito è di un attore di spaghetti western e di polizieschi all’italiana che Wes Craven scelse come papà della protagonista e final girl di Nightmare on Elm Street Heather Langenkamp, John Saxon al secolo Carmine Orrico.
Nel 1987, al terzo film della saga, l’attore italo-americano butta giù una sceneggiatura per un quarto capitolo. Rimasta in ghiacciaia per anni e solo recentemente ricomparsa in vendita su un sito di e-commerce, l’elaborato di Saxon mai approdò ad una produzione cinematografica vera e propria, per quanto la sua pubblicazione online abbia suscitato l’entusiasmo dei fan, specie per le innovazioni apportate alla serie.
Perché Manson? Dal dattilografato di Saxon riemerge l’incubo di un personaggio che gli americani degli Anni ‘80 avevano relegato nei meandi della loro memoria e lì chiuso a doppia mandata: Charles Manson. Come in Freddy vs Jason, infatti, il cattivo subiva la damnatio memoriae dei protagonisti-vittime per impedire che la sua mano artigliata tornasse a colpire. Nella realtà, Manson ebbe sulla società statunitense il medesimo effetto di Kruger sui ragazzi di Springwood: devastante, con profonde ferite nell’animo che impiegarono anni a rimarginarsi.
Musa sanguinaria Senza ricorrere all’hypnocil (il farmaco sperimentale che in Nightmare aiuta i ragazzi a non sognare) negli Anni Ottanta l’opinione pubblica aveva lasciato alle spalle le tensioni degli Anni Sessanta e Settanta, dalla sconfitta in Vietnam agli omicidi di Cielo Drive. Reagan prometteva il ritorno a Stati Uniti forti e floridi ed il mito dei giovani erano gli yuppies di Wall Street non certo gli hippies della California.
Ma la cronaca, specie quella nera, impiega poco a trasformare volti e crimini in icone pop, in muse sanguinarie cui ispirarsi decenni dopo i fatti di sangue. E, infatti, fra il 1969 ed il 1987 l’ “allegra famiglia” di assassini dello Spahn Ranch aveva già fatto capolino sul grande e piccolo schermo per tre volte: al cinema, con The Manson Massacre e con Manson e la famiglia di Satana (del 1972 e 1973) e in tv con Bel Air. La notte del Massacro del 1976. E da attore navigato, Saxon sapeva bene quanto le vicende di sangue influenzassero l’opinione pubblica…
Manson incastra Kruger Saxon ha un’idea che nessuno sceneggiatore aveva mai avuto prima: ribaltare l’immagine crudele e spietata di Freddy Kruger trasformandola in quella di una vittima incastrata proprio dalla Family. Come? Inserendo il personaggio della sorella di Nancy (e figlia maggiore del personaggio interpretato dallo stesso Saxon), ex adepta della setta di Charles Manson tornata a casa che cerca di ritrovare la normalità grazie alle cure del suo psicologo, il dottor Kruger. Ma i membri in libertà non l’hanno dimenticata e, dopo averla uccisa, scaricano la colpa dell’omicidio sul dottore a sua volta linciato ed ammazzato dagli abitanti di Springwood.
Da bidello pervertito Freddy è dunque diventato un onesto medico che paga per colpe non sue. Idea non male, considerando anche le connessioni con la cronaca: fra il 1968 ed il 1977 alla Family furono attribuiti molti cold cases fra i quali l’assassinio e la scomparsa del cadavere di Ronald Hough, avvocato difensore della Family, gli omicidi irrisolti della diciassettente Mary Elisabeth Habe (figlia dell’attrice Eloise Hardt e del giornalista ed eroe di guerra Hans Habe) e di Laurence Merrick, regista di Manson e la Famiglia di Satana del ‘73 e maestro di Sharon Tate.
Insomma, condanne a parte i membri liberi della terribile famiglia di hippies facevano ancora paura.
Inoltre, nel terzo capitolo venivano meglio spiegate le origini del “demone dei sogni” come frutto di violenze addirittura precedenti alla sua nascita. Dunque, presentarlo con la dicotomica immagine di vittima/carnefice avrebbe aggiunto davvero qualcosa, se pensiamo poi che gli incubi generati dalla Famiglia Manson continuano a perseguitare gli americani ancora oggi. Dopo il rogo dello Spahn Ranch, il secondo covo di Manson al Barker Ranch è stato per anni meta di “pellegrinaggio”: alcune suppellettili e la roccia sotto la quale Manson ed i suoi si riunivano sono ancora là, così come là vi sono i rottami del bus con il quale la Family girava la California.
La recente scarcerazione di Leslie Van Houthen dopo 53 anni di carcere e la scomparsa, nel nulla, di due storiche adepte altro non ha fatto che rinfocolare l’interesse del pubblico per una vera e propria icona pop maledetta, capace di coinvolgere l’opinione pubblica anche a sessant’anni dagli omicidi di Cielo Drive.
Questo Saxon lo aveva capito 40 anni fa con un’idea innovativa che nessuno ascoltò.
Quarant’anni fa, quando Charles Manson incastrò Freddy Kruger.