Calcio. Dietro la batosta dell’Inter la giostra di Moratti: via i campioni per troppi brocchi

Batosta continentale per l’Inter che viene, virtualmente,  spedita fuori dall’Europa dal Tottenham. Bale e compagni maramaldeggiano su quella che Moratti ha trasformato nell’icona italiana del calcio ‘usa e getta’ che nel nome del sensazionalismo economico-mediatico ha avuto l’ardire di presentarsi a Londra indossando una scandalosa divisa tutta rossa. A nulla è valsa – in estate – la protesta dei tifosi nerazzurri che facevano notare al presidente ed allo sponsor tecnico che quel colore appartiene agli odiatissimi ‘cugini’ del Milan. E la vendetta del tabù violata non è tardata a venire.

In fondo, la parabola discendente dell’Inter, è completamente fisiologica per una squadra che ha tentato i primi passi verso la costruzione di un nuovo corso. Ma Moratti, che non è esattamente un emblema di pazienza, sarebbe intenzionato a rivoluzionare di nuovo lo spogliatoio. A cominciare da Antonio Cassano, che con mister Andrea Stramaccioni ha litigato di brutto. Per finire all’epurazione dei giovani acquistati un po’ qua e un po’ là dalla dirigenza interista. Che brutto, però. L’unica tradizione che Massimo Moratti pare in grado di rispettare è quella di trasformare (quasi) tutto ciò che tocca in cenere. Arrivano campioni e se ne vanno brocchi. Da almeno dieci anni. L’elenco è sterminato: Adriano, Quaresma, Maniche, Van der Meyde, Cannavaro, Robbie Keane, Van der  ed oggi potrebbero seguirne le orme Jonathan, Pereira ed Alvarez. Un fatto che dovrebbe catturare l’attenzione dei sociologi più che della stampa, sportiva e non. Il calcio ‘usa e getta’ si nutre di sé stesso e distrugge vite, carriere e rapporti. Chi l’avrebbe mai pensato che l’Inter potesse diventare una metafora della società di oggi?

Giovanni Vasso

Giovanni Vasso su Barbadillo.it

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