Calcio. Le dimissioni di Paolo Di Canio come questione d’onore al tempo del football-biz

Paolo di CanioDimissioni per questione d’onore. Paolo Di Canio ha rassegnato le sue irrevocabili dimissioni dallo Swindon dopo la decisione da parte della società di cedere i pezzi pregiati della squadra alle dirette avversarie per la promozione. All’ex bandiera di Lazio e West Ham non è andata giù la pretesa di fare cassa nel bel mezzo del campionato mentre lo Swindon – al sesto posto della Terza Divisione inglese a soli tre punti della capolista Bournemouth che ha comprato il gioiello Ritchie – sta lottando per la promozione.

Già nei mesi scorsi Di Canio aveva dato dimostrazione di avere un eccezionale attaccamento al progetto e specialmente ai suoi ragazzi: aveva proposto, infatti, di pagare di tasca sua 30mila sterline per trattenere a Swindon John Bostock, Danny Hollands e Chris Martins reclamati rispettivamente da Tottenham, Charlton e Norwich. Era solo gennaio scorso e la dirigenza del club gli aveva fatto capire che di soldi ce n’erano pochi e che non sarebbe arrivato nessuno a rinforzare la squadra. La decisione di smantellare definitivamente la formazione, poi, ha fatto sbottare Di Canio che non se l’è sentita di diventare complice in un vero e proprio attentato alla pazienza del tifoso medio di calcio.

E poi in Italia ci chiediamo perché, dall’altra parte della Manica, Di Canio sia considerato, a dispetto dei suoi detrattori ‘politici’, un esempio…

 

Twitter: @giovannivasso

Giovanni Vasso

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