C’è però un ma, dietro il ragionamento di Agnelli che, in fondo, centra la situazione: “Se non cambia il sistema saremo costretti a smobilitare”. In fondo, ragionandoci, potrebbe trattarsi dell’ennesima stoccata al presidentissimo della Figc, Giancarlo Abete ed ai suoi fedelissimi. Tra il numero uno della Federazione e l’erede dell’Avvocato non è mai corso buon sangue. Aggiungeteci poi le furibonde litigate con Claudio Lotito, roba seria, in ballo ci sono milioni e spartizioni. Che brutto il calcio moderno…
Si potrebbe essere quasi rassicurati da questa ricostruzione: alla fin fine, quella di Andrea Agnelli è solo una provocazione. Dai, vuoi vedere davvero che la Juve non è più in grado di tutelare i suoi campioni? E ti pare che le (defunte) sette sorelle non siano più capaci di far paura in Italia ed in Europa?
Sì, purtroppo tutti i segnali vanno proprio nella direzione opposta. E’ la fine del calcio italiano, o meglio, è la prova provata del fallimento colossale e senz’appello di un modo sbagliato di intendere il football. A distanza di quasi quindici anni ci è accaduto quello che accadde in Germania. Se ne accorsero, i tedeschi, ad Euro 2000 quando i panzer allora allenati dall’ex centravanti romanista Rudi Voeller non vinsero nemmeno una partita. Colpa dei troppi stranieri, colpa dello scarsissimo appeal di un campionato poco spettacolare e sicuramente poco elevato sotto il profilo tecnico, colpa di un pallone eccessivamente legato alle richieste dei commercialisti anziché a quelle del campo. Colpa di una gestione sciagurata dei vivai, campioncini bistrattati e cresciuti pieni di vizi, senza voglia di sudare. Oggi, la Germania è al top sotto ogni punto di vista. Dopo accurata rottamazione. Cosa che, forse, andrebbe fatta anche da noi…