Alitalia. Spunta l’ipotesi araba con la centralità dell’Italia e l’ostilità dei francesi

AlitaliaAlitalia è sempre più in bilico. Sono ore drammatiche per la compagnia aerea nazionale che rischia di non poter nemmeno giungere al ventilato accordo con i francesi per la cessione delle quote. La compagnia infatti è alla disperata ricerca di 500 milioni di euro dopo aver accumulato perdite per più di 1,1 miliardi e debiti per circa un miliardo da quando nel 2009 è stata rilevata da una cordata di imprenditori italiani e al 25% da Air France-Klm.

I fornitori, infatti, sono in subbuglio per i mancati pagamenti e lo stesso l’amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni ha detto da New York che se Alitalia «non riscuote la fiducia degli azionisti non possiamo tenerla in vita noi con il carburante». A quanto risulta, infatti, se non si dovessero trovare presto i fondi Alitalia rischia di rimanere letteralmente a terra in pochi giorni.

Davanti a questo il governo sta cercando di correre ai ripari. Tra le ipotesi vi è in campo l’idea di cercare un soggetto pubblico in grado di sostenere finanziariamente la compagnia italiana, che occupa 14.000 persone, in vista del paventato (e oneroso) matrimonio con i francesi. Per qualche ora è ventilata l’ipotesi che questo “soggetto pubblico” potesse essere Trenitalia ma il piano dell’amministratore delegato Mauro Moretti non deve aver convinto se il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi ha negato di aver chiesto l’ingresso di Fs in Alitalia. Da più parti allora si è chiesto l’intervento di Cassa depositi e prestiti e delle sue controllate che però per statuto non può assumere partecipazioni in aziende in crisi.

La domanda che in molti si fanno, a questo punto, è la seguente: è solo l’accordo con la Francia l’alternativa? Gli scettici continuano ad aumentare. Rispetto all’ipotesi che l’unica soluzione per Alitalia sia finire in mano ai francesi interessante ad esempio è la posizione del vicepresidente della compagnia italiana (nonché azionista) Salvatore Mancuso che – in un’intervista al Messaggero – ha manifestato più di un dubbio e offerto un diverso scenario: «Air France il futuro d’Alitalia? Non credo. Noi abbiamo commesso errori, loro molti di più».

Quello che viene chiesto, prima di ogni altra cosa, è un intervento deciso del governo: «Che ci dia una mano a salvaguardare un grande valore strategico per il sistema Italia. D’altro canto, non è forse vero che Air France è posseduta per il 15% dallo Stato francese? Dunque, non mi sembra che si stia chiedendo la luna. Per il governo sarebbe anche l’occasione di mantenere la sovranità su una infrastruttura strategica». Sull’ipotesi che possano essere i francesi la soluzione è Mancuso è altrettanto chiaro: «Ho smesso di polemizzare con loro quando ho capito che il loro unico interesse è portarsi a casa Alitalia e il suo straordinario mercato per un tozzo di pane».

Secondo il vicepresidente di Alitalia, allora, il “partner” alternativo che scongiurerebbe la “regionalizzazione” di Fiumicino (cosa che accadrebbe di sicuro in caso di matrimonio con i cugini francesi) oltre a possedere fondi ingenti è Etihad, la compagnia nazionale degli Emirati Arabi. Questo accordo «favorirebbe una mutua alimentazione dei rispettivi hub attraverso la canalizzazione su Roma dei flussi provenienti dal Sud Est asiatico» (centinaia di migliaia di arrivi) ed  è ovvio che in questo scenario, «Etihad avrebbe interesse, al contrario di Air France, allo sviluppo dell’aeroporto di Roma considerandolo l’hub di riferimento nel continente europeo». Ipotesi, questa, che ha fatto arrabbiare i francesi, come dimostra la risposta irritati del ministro dei Trasporti Cuvillier che ha spiegato come l’aumento di quota di Air France in Alitalia avrebbe senso solo “se ciò non comprometta il piano di ristrutturazione franco olandese”. Infine, a quanto risulta dai rumors, gli Emirati potrebbero assumere una partecipazione di minoranza in Alitalia, consentendo alla compagnia di mantenere un controllo stabile in mani italiane.

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