Hanno impugnato l’arma dei vili pur di battere il Rassemblement national. Oggi fa la sua apparizione, nel secondo turno delle elezioni francesi, la desistenza. Vale a dire il ritorno di chi non ce la può fare, ed è arrivato terzo domenica scorsa, tra i marconisti e la sinistra per convergere in un unico confuso assembramento allo scopo di sbarrare la strada a chi era ad un passo dalla vittoria, vale a dire Marine Le Pen. Duecentodiciotto canditati hanno rinunciato a presentarsi per far convogliare i loro voti su chi ha più speranze di vittoria. Macron, l’uomo dell’alta finanza, a braccetto con i paladini di una sinistra sgangherata e contraddittoria, nella quale Jean-Luc Mélenchon destinato, con la sua France insumise un ruolo secondario impegnato com’è a tenere unita l’estrema sinistra.
Il Fronte repubblicano privo di un programma unitario, i cui componenti si sino alleati per togliere alla maggioranza dei francesi quel che liberamente otto giorni fa avevano ottenuto, ma non per dare alla Francia un programma coerente do governo è unito (si fa per dire) solo per impedire la vittoria della Le Pen, per il resto è diviso su tutto.
Comunque si fa oggettivamente difficile il cammino verso la conquista della metà più uno dei seggi all’Assemblea nazionale per RN. E non è escluso che la sinistra coabiterà con i macronisti a Palazzo Matignon. Ma non è detta l’ultima parola. Molto dipenderà dall’affluenza al voto che premierà Marine Le Pen e dalla consapevolezza dei francesi che sono chiamati ad avallare una truffa politica.
I nemici che si mettono insieme, in nulla simili e che nulla condividono, perché le cose cambino, un comunista ed un esponente del grande capitale che dovrebbero governare un Paese come la Francia in piena decadenza, contro la volontà della più parte dei votanti, sono i fautori del caos ed il Paese non perdonerà questo affronto quando solo sette giorni fa la sua maggioranza si è espressa inequivocabilmente per il cambiamento.
Macron è l’espressione dei ceti forti, Mélenchon ed i suoi prossimi della sinistra estrema rappresentano quelli deboli ululanti ogni sabato per le vie di Parigi contro lo stesso presidente. Come potranno governare insieme? L’odio è un sentimento formidabile e la sinistra e le oligarchie plutocratiche su di esso fanno affidamento per battere il RN e innescare l’ingovernabilità ammantata dalla necessità di fronteggiare gli “impresentabili” destristi.
Come potrà avallare Macron le politiche sociali del governo guidato da un comunista? E come potrà un comunista immaginare di rafforzare La politica della Francia su tutti i fronti?
Su questi interrogativi si giocherà la partita di oggi. La Francia, se dovesse vincere l’accozzaglia dei perdenti di domenica scorsa, ne uscirebbe con la ossa rotte e nessuno in Europa avallerebbe, tranne gli sprovveduto socialisti caduti in miseria e una manciata di centristi che si rendono conto dell’ ignobile escamotage che umilia la democrazia e rivela le ambizioni di chi proprio non ce la fa a sopportare di perdere contro la nuova Francia di Bardella e dei ceti medi che sono stati vessati ed umiliati dalle politiche sociali macroniane.
Il presidente con il suo appello ai reprobi di una sinistra in disarmo, bisognosa di stampelle per potersi ancora reggere, ha dichiarato il proprio fallimento.
Ve lo ricordate il giovanotto di Amiens sette anni fa che prometteva di essere il presidente di tutti i francesi? E’ diventato, soggiornando all’Eliseo, un accattone politico che cerca l’aiuto per reggere ancora chissà fino a quando alla sinistra più spregevole d’Europa, a dei rottami dello stalinismo e degli incivili diritti per i quali manifestano, non lontani molti di loro dai terroristi di Hamas e di altri “quadri” spettrali della rivoluzione mondiale.
Può la Francia essere governata da siffatta gentaglia che pur di disattendere le aspettative popolari mette in piedi, grazie a quel genio di Macron, un caravanserraglio inguardabile?
O il cambiamento o il caos. Oggi non c’è via d’uscita. La gente lo ha capito e la Le Pen si giocherà l’ultima carta a disposizione. Se fino a qualche giorno fa puntava a raggiungere la cifra “magica” di 289 seggi, ora, nelle mutate condizioni, si accontenterebbe di 270 scranni: i venti che mancano li raccoglierà all’interno dell’Assemblea nazionale tra coloro che disprezzato il grande inganno e farro così sentire che contano più della miserabile desistenza contro l’esproprio della democrazia. Macron non ha ancora vinto. Se il suo piano diabolico dovesse fallire, mostrando un po’ di dignità dovrebbe soltanto dimettersi. E’ quello che si augura la Francia del cambiamento. La Francia che immagina che altri soli possano splendere sui suoi destini dopo la bufere degli ultimi sette anni.
Ormai i comunisti(così come i fascisti)non esistono più ; partiti come quelli di Melanchon servono solo per convogliare i voti degli estremisti della sinistra antisistema(o presunta tale) verso i rappresentanti dei loro oppressori, vassalli del grande capitale come Macron(ex dirigente di Rotschild…), ovviamente con la scusa dello spauracchio “fascista”. Alla fine sarà anche divertente veder votare masse di persone, che schiumavano rabbia contro le riforme dei macroniani, per gli stessi contro cui hanno protestato per mesi, rendendo così palese la vera funzione di queste sinistracce( che dei lavoratori se ne fregano , per usare un termine gentile).
Intendiamoci, se è vero che la sinistra in Europa ormai è la maggior alleata della conservazione dello status quo , non c’è molto più da sperare nelle destre(come la deludente esperienza Meloni sta insegnando)..Diciamo che una vittoria del partito lepenista, quantomeno, rappresenterebbe(forse) un ridimensionamento delle sconsiderate politiche antirusse di Macron….
Lasciamo stare la ‘truffa’: Marine non ha capito che con il 30-35% non vincerà mai una elezione e che non può presentare come leader un ragazzotto come Bardella…. Problema comune alle ‘destre’ europee. Berlusconi l’aveva capito, o una destra liberale o l’eterna sconfitta..