Giornale di Bordo. Salvini e la Meloni e il salto dai voti raccolti al governo “vero”

Governare significa inserire le persone giuste nei posti giusti non per clientela ma per promuovere una narrazione non settaria della storia nazionale

Giorgia Meloni con Matteo Salvini ad Atreju

Giorgia Meloni con Matteo Salvini ad Atreju

Salvini sul palco di Bologna con Berlusconi e la Meloni (dal profilo Fb di Salvini

Ma andare al governo non vuol dire avere una cultura di governo

Acuto e non fazioso articolo di Ilvo Diamanti, su “Repubblica”, intitolato “Quella destra che cresce spinta da Meloni e a spese di Salvini”. I dati dei sondaggi prospettano un centrodestra meno squilibrato in senso leghista, il che potrebbe garantire un più ampio raggio di consensi (sono in molti, in effetti, i miei conoscenti, specie se di elevato livello culturale, che manifestano impazienza verso Salvini e il salvinismo). Potrebbe succedere quello che accadeva fino al 2008 quando molti elettori di destra insofferenti di Berlusconi votavano Alleanza Nazionale, e viceversa. Restano aperti però due problemi. Il primo è che in politica non sempre due più due fa quattro. Può fare tre, quando due partiti diversi si presentano sotto la stessa lista: accadde durante la prima Repubblica, quando liberali e repubblicani si presentarono uniti alle elezioni. Ma può capitare, nell’attuale clima politico, che l’assenza di un leader unico carismatico e la divisione fra due leadership (Salvini e la Meloni, per tacere di Berlusconi) non galvanizzi l’elettorato, come sarebbe avvenuto un anno fa.

L’altro problema, forse addirittura più grave, è che pur vincendo le elezioni, il centrodestra riesca ad arrivare al governo, ma senza un programma che non sia fatto solo di slogan, in parte per le divergenze con Forza Italia, specie sui temi europei, in parte per l’assenza di un’adeguata cultura di governo. Cultura che non significa portare degli intellettuali in Parlamento, salvo (com’è avvenuto spesso nel centrodestra) scaricarli prima del secondo mandato. Ma vuol dire saper inserire le persone giuste nei posti giusti, fare le nomine opportune nei ministeri, andare in Rai non solo per riscuotere dei gettoni di presenza, intervenire nel gigantesco settore delle fiction, anche ma non solo di argomento storico, per promuovere una “narrazione”, come usa dire oggi, non settaria della nostra storia nazionale.

Finora il centrodestra non è stato capace di farlo. Poco induce a pensarlo che lo saprà fare in futuro. Ma, in questo modo, egemonico (forse) nei risultati elettorali, difficilmente la destra saprà esserlo nella cultura.

@barbadilloit

Enrico Nistri

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