La lettera. A cento anni dall’impresa, la destra riparta dalla lezione di Fiume e d’Annunzio

Il molo di Fiume

L’impresa di Fiume, della quale a settembre ricorrerà il centenario, è, forse, la più italiana e la più romantica delle imprese: lo spirito che mosse i legionari guidati dal Vate Gabriele D’Annunzio, fu di forte amor Patrio e di “disobbedienza” nei confronti delle potenze estere che miravano a mortificare e a ridimensionare lo sforzo italiano a vantaggio di nuovi Stati-satellite, come la Jugoslavia, da poter controllare e giostrare. Sotto una certa ottica, tale impresa, nel secondo dopoguerra, è maggiore anche della marcia su Roma: infatti a Fiume si esaltava la Tradizione e l’Amore contro il pragmatismo e il cinismo del Presidente americano Wilson.

La domanda da porsi, però, è la seguente: cosa c’entra Fiume con la Destra di oggi? Si può avere una stretta connessione tra Fiume e il sovranismo?

Fiume per la Destra italiana di oggi può essere un enorme patrimonio ed insegnamento: capire l’impresa di Fiume italiana serve per dettare i nuovi orizzonti dell’Italia. Così come cent’anni fa, la politica italiana era in piena confusione, non si usciva dalla guerra dei mercati, ma da un conflitto reale; in più c’era un clima, causa il nuovo governo Nitti, rinunciatario e desolante che stava portando all’Italia ad accettare un Trattato di Pace che vanificava lo sforzo bellico di tanti italiani. L’insegnamento che esce fuori da quella pagina di storia, infatti, può essere brillante e politicamente scorretta: l’Italia da sola può farcela e, spesso, il “ce lo chiede l’Europa” è usato per limitarci.

La seconda domanda merita una riflessione più acuta: l’impresa di Fiume non nacque da un’idea dannunziana, ma venne raccolta dal Vate su proposta dei cittadini della città adriatica. Fiume era italiana perché i cittadini, in gran parte, si sentivano baciati dal tricolore nonostante politicamente, territorialmente ed istituzionalmente siano stati lontani dal Bel Paese: l’impresa fu di popolare, culturale, sociale e non di apparato o di Stato. Fu anche questo un motivo per cui a capo dell’imprese fu scelto D’Annunzio e non un generale qualsiasi. Se il sovranismo, dunque, vuole sopravvivere deve rilanciare un’anima culturale che lo lega al popolo per creare una destra identitaria e sociale.

Quindi, in questo momento di analisi e rilancio politico, se la Destra vuole essere una forza irrompente ed entusiasmante rivolga lo sguardo verso Fiume perchè possa ritrovare la rotta.

*Dirigente provinciale Fratelli d’Italia Salerno

Paolo Caroccia*

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