Dopo trentaquattro anni alla guida del partito, Adams aveva annunciato – a novembre – di aver intenzione di ritirarsi dalla politica attiva. In un lungo discorso all’Ard Fheis, l’assemblea del partito, aveva ripercorso le tappe, lunghe e difficili, della stagione politica che con lui si va a concludere. Dagli hunger strikers fino agli accordi del Venerdì Santo, passando per la lotta di Bobby Sands e il recente addio a Martin McGuiness. E, allo stesso tempo, ha ricordato allo Sinn Féin le battaglie per l’equità sociale, contro il neothatcherismo di ritorno che ispira, secondo Adams, le scelte dell’attuale governo irlandese.
Mary Lou McDonald ha preso le redini del partito a Belfast, due giorni fa. Il primo messaggio è improntato al dialogo: “Unire tutta l’isola sarebbe il miglior successo, per tutti i cittadini e il nostro compito adesso sarà quello di convincere di questo i nostri amici e vicini unionisti, affinché ci aiutino a costruire una nuova Irlanda. Stiamo entrando in una nuova era e possiamo guardare al futuro con fiducia. Voglio che lo Sinn Féin governi, sia al Nord che al Sud del Paese, sarebbe un governo basato sull’equità, sul rispetto dei diritti dei cittadini, che si prodighi per la prosperità e per garantire a tutti un’opportunità e che rifletta i nostri ideali repubblicani”
