InTreno. A Cagnano Varano e nella grotta di san Michele

 

Dopo la stazione di Apricena la ferrovia del Gargano si inoltra nell’entroterra, nell’omonimo parco nazionale, verso la costa settentrionale del promontorio. Il suggestivo paesaggio marittimo, ricco di paludi e di canneti, è impreziosito dal lago costiero di Varano e dai borghi di Carpino e di Cagnano Varano, che dall’alto dominano il litorale. Da queste antiche rocche le vedette bizantine o normanne scrutavano l’orizzonte alla ricerca di possibili nemici. Una sottile striscia di sabbia divide il mare dal bacino lacustre e, fin dall’antichità, venne utilizzato per la pesca e per riparare le navi dalle mareggiate.

 

Un borgo sul lago

Cagnano Varano deve il suo nome al lago che dista pochi chilometri dal borgo medievale. Nel V secolo d.C. le continue incursioni barbariche costrinsero gli abitanti della costa a rifugiarsi sulle alture. Vennero erette fortificazioni e torri d’avvistamento che permisero ai bizantini di presidiare il Gargano e la costa pugliese fino all’arrivo dei longobardi. Dal castello di Cagnano era possibile sorvegliare buona parte del litorale settentrionale del promontorio: i longobardi, prima, e i normanni, successivamente, lo fortificarono a più riprese per sfruttare appieno la sua posizione strategica.

 

La grotta dell’Arcangelo Michele

A Cagnano apparve l’Arcangelo Michele. Sul finire sul V secolo d.C. il territorio circostante il lago di Varano era disabitato: la popolazione costiera era concentrata nei villaggi fortificati sulle alture per meglio resistere alle incursioni dei germani. A poca distanza dal bacino lacustre, su un dolce rilievo, vi era una grotta adibita al culto del dio persiano Mitra. Da decenni ormai quell’antro era vuoto, perché gli abitanti locali avevano abbracciato la religione cristiana. Un mandriano era entrato all’interno della spelonca per aiutare un toro ad uscire da lì: gli apparve senza preavviso l’Arcangelo Michele e corse a Cagnano per riferire l’accaduto. I cagnanesi si riversarono in massa nella grotta e osservarono l’angelo genuflesso mentre si dissetava da una fonte che era emersa miracolosamente dal terreno. Venne costruito un altare in suo onore e ancora oggi è meta di pellegrinaggio, come il vicino e notorio santuario michelita di Monte Sant’Angelo.

Alfredo Cattabiani nel suo Calendario ha ben spiegato come il culto di san Michele “[dal Nord Europa] si diffuse verso oriente, lungo l’itinerario dei monaci di origine celtica […]. La sua straordinaria popolarità presso i Celti è dovuta probabilmente a un processo sincretistico di trasferimento di attributi e funzioni da una divinità precristiana […]. Fra i popoli germanici il processo è […] evidente perché i missionari sostituirono i templi di Wotan e Thiu con i suoi santuari.” La cospicua presenza di insediamenti longobardi e normanni nel Gargano spiegherebbe la vasta diffusione dei santuati e delle chiese michelite. San Michele, protettore dei cristiani e soldato di Dio, nel Giorno del Giudizio dividerà con la sua spada i buoni dai malvagi, come Mitra alla fine dell’attuale ciclo cosmico. Queste analogie ci mostrano la straordinaria continuità culturale che lega gli europei, dalle fredde terre del Nord Europa alle coste pugliesi.

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Alfredo Incollingo

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