Il caso. Si festeggia il Msi mentre gli ex dirigenti di An ci hanno fatto tornare esuli in patria

Almirante Buontempo (a destra) e altri dirigenti del Movimento sociale italiano

Oltre le celebrazioni del patrimonio ideale del Movimento sociale italiano, la riflessione di un giovane patriota di 27 anni, costretto a tornare esule in patria per le scelte dissennate e  divisive delle classi dirigenti postfasciste. Una riflessione che riprende un dibattito sulle destra, già animato in passato da Barbadillo.it

Caro Direttore,

ricorre quest’anno il 70esimo anniversario dalla nascita del Movimento Sociale Italiano. Analisi storiche, agiografie giuste di alcuni miti, critiche rispetto a certi percorsi, recupero di parole d’ordine oggi desuete, elenco di riviste, di martiri, di successi.

Di questi 70 anni si è rappresentato, per quei pochi a cui ancora interessa, il tracciato storico politico ma nessuno si è premurato di apprezzare l’evoluzione o l’involuzione sociologica dei dirigenti, siano essi territoriali o apicali, che hanno determinato le scelte politiche che hanno costretto me e tanti altri ad iscriversi all’orfanotrofio della politica, con buona compagnia perfino dei più acerrimi avversari disincantati e non più rappresentati.

Caro Direttore, nessuno ha fatto quello che era doveroso fare, il processo all’azione di Governo, l’imputazione è presto detta: “alto tradimento”. Tutti, nessuno escluso, rari casi, talmente rari che sono noti ed è inutile elencarli. Ad essere tradita la storia? Il fascismo? L’identità? Gli ideali di gioventù? No, il tradimento è stato ben più grave, ben più doloroso, criminale nel senso più spregevole del termine. E’ stata tradita la fiducia dei tanti “fedeli” iscritti sangue, credo e appartenenza a quel mondo, a quella stagione tormentata e gloriosa al contempo.

Spesso mi sono interrogato, sul perché della mia appartenenza politica, sul perché essere di Destra. Risposta migliore non ho trovato che “l’amor dell’epica” che mi consente di sentirmi parte di un destino più grande del mio, di un Io collettivo, di essere partecipe di storie gloriose, leggendarie, di stare sullo stesso grado ideale dei giganti che ci hanno preceduto  provando, con molta fatica così come hanno insegnato loro, a farmi spazio sulle loro spalle per scrutare l’orizzonte.

Il Movimento Sociale Italiano nacque da un atto di amore, di coraggio e di coerenza. Persone venerate nel precedente Regime perdevano tutto e nonostante il pericolo per la propria vita si lanciava in questa iniziativa perché da quel sangue risorgesse una Nuova Italia! Gasparri, La Russa, Fini, Alemanno, Matteoli, e l’intera trafila di dirigenti, ribadisco apicali e territoriali che hanno fatto al Governo? E il patto generazionale dove è finito? E perché non è stato dato fiato alla voce emarginata in Rai e in tutti gli altri centri di cultura nazionali? I loro diretti successori, replicanti allo sbaraglio nel migliore dei casi, affaristi ruffiani, viscidi e criminali nel peggiore.

Il caso Fondazione An congelata

La Fondazione Alleanza Nazionale impaccata di soldi e di risorse, è inutile minimizzarle, resta titolare di un patrimonio immenso e sproporzionato per come è ridotto quel mondo. Queste risorse cui abbeverarsi ridotte ad essere un blocco di ghiaccio, congelato dalla rissosità di quei colonnelli che continuano ad esistere solo perché membri del Consiglio di Amministrazione, a che titolo poi non è dato saperlo.

Caro Direttore, se questi esseri non fossero membri del Cda della Fondazione An, se non avessero ancora questo ruolo non avrebbero più voce in capitolo, sarebbero tenuti solo come testimoni degli aneddoti dei loro predecessori e come esempio da non imitare di gestione della cosa pubblica.

Postfascisti scomparsi dai consigli comunali delle grandi città

Il potere ha corrotto i costumi, si è perduto il senso delle cose, la carità, la semplicità, la modestia ed una comunità si è ritrovata è dispersa. Nessun partito di quelli che si ascrivono alla Destra ha i numeri per contare ma soltanto per essere gregari di altri, non ci sono consiglieri comunali di Destra a Torino, a Milano e in gran parte delle principali città vivicchiano i reduci di quel mondo campando alla giornata senza una visione del domani ma, spesso, con gli utili di ieri concessi da nostalgici impenitenti.

Come faccio io, giovane di 27 anni, ad accettare questa fine. Se interrogassimo i diciottenni o gli universitari domandando chi era Almirante o cosa era il MSI, riceveremmo imbarazzanti silenzi o improbabili risposte e accostamenti.

Non possiamo mandare a casa i colonnelli per vie giudiziarie perché la Fondazione è blindata, non possiamo affrontarli politicamente perché non esiste un partito, un luogo in cui confrontarsi.

Per questo Le scrivo Caro Direttore, scrivo a Barbadillo.it perché racconta ancora qualcosa di quel mondo, mantiene viva con tanti sforzi una fiamma che non merita questo destino.

Occorre compiere un atto di rinnovata fede, chiamare a raccolta gli orfani di quel mondo e intervenire, ritrovare l’eccellenza e il senso dell’impresa senza crucciarsi con i rancori di indifendibili uomini che hanno preso più di quanto hanno ricevuto da tutti NOI.

Apriamo allora la Fondazione

Vorrei tanto reagire, dovremmo tutti reagire, non voglio rimanere inerme innanzi a questa catastrofe, sono, siamo forse ancora in tempo per evitare di essere complici di questo tradimento imperdonabile. Apriamo la Fondazione, siluriamo i colonnelli, il patto generazionale da loro sempre sbandierato è una truffa, ciò che vogliamo dobbiamo riprendercelo pena l’oblio nostro, dei nostri Padri e perfino il loro!

@barbadilloit

Maurizio Miceli

Maurizio Miceli su Barbadillo.it

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