BarbaVisio. Houllebecq, Brexit e l’intervista visionaria al ministro Macron

Michel Houellebecq
Michel Houellebecq

Caporedattore per una settimana. E’ successo allo scrittore visionario francese Michel Houellebecq, chiamato a coordinare un numero speciale di “Les Inrockuptibles”. Per l’occasione, in vista del voto che ha definito la Brexit, Houellebecq ha intervistato il ministro dell’Economia francese Emmanuel Macron. Sul tavolo tanti temi, a cominciare dalla politica. Ma non ovviamente la politica reale: si parla più di quella politica che sta proprio dentro la testa dello scrittore.

Votare tutto, votare sempre. L’intervista viene ripresa anche dalle pagine del Corriere della Sera. “Penso che esista una crisi della rappresentanza politica – spiega Houellebecq – ma una crisi promettente, che può sfociare in cambiamenti positivi. La mia posizione è questa: non ho mai desiderato delegare il mio potere di fare le leggi, quindi non ho mai votato alle elezioni legislative. Sono favorevole al referendum di iniziativa popolare come unico mezzo per cambiare le leggi. Ma non finisce qui, la popolazione dovrebbe anche votare il bilancio statale. Ognuno sa quanto vuole dare alla polizia, la sanità, le imprese, l’esercito, la scuola. Basterebbe fare la media. Sono spesso in disaccordo con la maggioranza, ma ho un vero rispetto per il suo voto. Vorrei solo essere consultato direttamente. In Svizzera, uno dei rari Paesi in cui ciò avviene, le cose non vanno poi tanto male”.

Felicità e speranza. “Non si può promettere – spiega lo scrittore riferendosi ai politici – né prosperità né felicità. A un presidente della Repubblica non chiedo questo, ma piuttosto di essere un buon capo, un capo dell’amministrazione e anche dell’esercito (non bisogna dimenticare l’esercito, non ho mai pensato che il tempo delle guerre fosse dietro di noi). Insomma, qualcuno nel quale io possa riporre la mia fiducia in caso di grosse difficoltà. Le mie esperienze professionali sono state importanti nella mia coscienza politica, mi hanno insegnato che talvolta basta cambiare il capo e tutto va meglio. Per l’elezione presidenziale, è evidente, potrei scegliere solo qualcuno che abbia dimostrato il suo valore. Mi dispiace dirtelo, ma in quest’ottica, un ex premier sarebbe l’ideale o eventualmente il sindaco di una grande città. Ma può darsi che nessuno dei candidati con questo percorso sia soddisfacente: uno magari è stato un pessimo primo ministro. In quel caso, chi ha guidato un ministero importante farebbe al caso nostro”.

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Massimo Colonna

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