Tennis. Quando il talento (di Bolelli) rimane frenato dalla grinta insufficiente

Simone Bolelli
Simone Bolelli

Per un paio d’oreal secondo turno dell’ATP di Dubai, Bolelli gioca alla pari con Berdych, un top ten. Per i primi due set, non cede mai la battuta. Da fondo picchia come un forsennato, con la sicurezza di un top player. Berdych, che è un convintone, proprio non ce la fa ad accettare – con l’umiltà che contraddistingue i campioni – la giornata positiva di un avversario dalla classifica non esaltante, e offre a Bolelli l’occasione di batterlo.

Bolelli ha un setpoint nel tie break del primo set ma lo perde. Nel secondo set, però, il livello di Bolelli, soprattutto in risposta, sale ancora. Berdych è preso dai turchi. Sul 5-5 del secondo set, Bolelli- al quale i colpi sembrano partire con particolare naturalezza – chiude il suo game di battuta con un rovescio lungolinea da fondo che fa ricordare Sampras. E’ un’ovazione. Nel game successivo strappa il servizio a Berdych e chiude 7-5. Poi un’amnesia totale. 6-0 Berdych.

Il problema dei tennisti italiani è sempre quello. La tenuta mentale. Non c’è un problema tecnico, di colpi. C’è l’incapacità di vincere le partite. Abilità che nulla ha a che fare con i colpi ma solo con la testa. Con quella cattiveria, con quella volontà di vittoria che alla fine hanno solo i campioni. E Berdych non lo è. Quest’anno Bolelli farà certamente buone cose.

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Michele Fronterrè

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