La lettera. Bignami (FI): “L’evoluzione del Pd emiliano e la deriva finanziaria degli ex Pci”

renzi_matteo_adesso_555Caro direttore,

vista da lontano, la crisi del Pd può apparire come uno dei tanti scandali all’italiana che, concentrandosi in una Regione tradizionalmente rossa, non poteva che coinvolgere il partito di Renzi. Vista da vicino la crisi del Pd svela qualcosa di più profondo e meno immediato: la crisi culturale e politica della sinistra italiana, frutto di un percorso di allontanamento da quelle basi sociali su cui pur si fondava il vecchio Pci. Lontano dai lavoratori, vicino alla finanza; lontano dai sindacati, vicino alla speculazione imprenditoriale travestita da cooperazione; lontano dalle basi deboli, vicina ai poteri forti.

La differenza tra il vecchio Pci e l’odierno Pd è plasticamente racchiusa nella via che penetra da Nord Bologna, via Stalingrado, ancor oggi intitolata alla città dedicata a Iosif Stalin, che pur topograficamente non esiste più.

Eppure i vecchi comunisti la vollero fortemente, per superare l’onta del ponte Mussolini che cavalca la ferrovia. Una via che correva lungo le campagne e i casolari, affiancando case popolari e quartieri periferici che costituivano la cassaforte del feroce consenso rosso. Oggi quella via esiste ancora, nella difesa iconografica della Bologna antifascista e resistenziale. Ma non esistono più i campi e i casolari, sostituiti dai palazzi di Unipol e di Legacoop, da veri e propri Moloch innalzati dalle Amministrazioni in tributo al nuovo dio della finanza rossa. Una finanza che però ha divorato il partito, soggiocandone la politica agli interessi dei gruppi economici e finanziari che un tempo erano emanazione del PCI.

Così se una volta i vecchi comunisti alla Dozza ponevano gli interessi del partito lungo il percorso che portava all’interesse pubblico, oggi i magnati rossi fissano l’interesse del partito e quindi dei loro Moloch e piegano ad essi l’interesse pubblico.

Difficile dire quale sia la formula peggiore, se si pensa alle decine e decine di morti falciati dall’odio comunista nella capitale del triangolo della morte. E neppure chiederselo aiuta a spiegare cosa sia successo al Pd. Perché oggi questo potere finanziario ed economico domina la politica cittadina e per farlo si serve di un personale politico scelto per incompetenza ed inadeguatezza, incapace di far prevalere l’interesse pubblico sull’interesse dei poteri forti. In questa sorta di brodo primordiale nascono non a caso i Prodi che svendono i gioielli dell’industria italiana ai capitani di ventura con Repubblica in tasca e nel portafogli; gli Errani che dominano per lustri interi e vengono salutati come salvatori dell’idea con una condanna penale addosso per aver favorito la famiglia, ovvero le coop e il fratello; i Delbono discepoli di Prodi a cui veniva permesso di spendere danaro pubblico per andare in vacanza con l’amante. Ovvero una classe politica capace solo di eseguire gli ordini di chi impartiva disposizioni precise sulla valorizzazione delle aree edificabili, sulle quotazioni in borsa delle società malamente partecipate, sui bandi di gara dall’esito così scontato dal non aver neanche bisogno di essere condizionati.

In questo progetto, che partoriva i Consorte e i Galante, la classe operaia progressivamente svaniva, come i pensionati racchiusi nei ghetti per immigrati o le fasce deboli ormai talmente deboli da essere schiacciate dal degrado e dall’abbandono sociale.

Eppure quel che maggiormente colpisce non è la nemesi della sinistra bolognese, comunista e idelogizzata, quanto la prolungata assenza di una Destra capace di conquistare gli spazi lasciati incustoditi dal vecchio partitone, come un bastione abbandonato. In questo contesto si spiegano il consenso ad iniziative promosse in una chiave inaspettatamente sociale d​a ​alcuni esponenti del centro destra che spingendosi nelle casseforti del consenso rosso scoprono che quel consenso oggi non c’è più. Vedremo se dal​ cemento​ di quella via Stalingrado potrà nascere un fiore, parafrasando Morsello. Magari Tricolore.

* consigliere regionale di Forza Italia, già dirigente giovanile di Msi e An

Galeazzo Bignami*

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