La lettera. Il futuro di Fratelli d’Italia è guardare oltre (senza passare da Fiuggi)

meloniCaro direttore,

l’esperienza della destra italiana, più volte interrotta, cerca di ripartire. Lo fa con coraggio e sano rischio, grazie a chi ha creduto nel progetto di Fratelli d’Italia avviato alla fine del 2012. Sono passati tanti mesi, difficili, impegnativi, segnati da una crescita costante sul territorio, successi e sconfitte. Ora, dopo le elezioni Europee che ci hanno visto a un soffio dal 4 per cento, bisogna capire chi siamo e dove dobbiamo andare.

Innanzitutto, a un anno e mezzo dalla nascita, è giusto capire chi debbano essere i nostri compagni di viaggio. Il pulmino è stato riempito più volte, ma ora è bene che le fermate diminuiscano e si cammini con maggiore celerità. Chi vuole rischiare è ben accetto, non è più tempo di tergiversare. Inoltre, di cosa vogliamo parlare? Perché uno dovrebbe votare Fratelli d’Italia? Una domanda a cui potremmo dare risposta se uscissimo dal nostro mondo – non fraintendete – e ci guardassimo dall’esterno. Per un attimo immedesimiamoci nell’anziana che fa la spesa al mercato, nella matricola universitaria, nell’artigiano strozzato dalle tasse. Ebbene, noi abbiamo realmente la ricetta giusta affinché uno ci dia il suo sostegno? Chiediamocelo. A mio parere sì. Abbiamo le soluzioni che tanti altri non sanno e non sono interessati a dare. Ma detto questo, siamo in grado di trasmettere la nostra visione del mondo? Ecco, forse no, non ci siamo riusciti nonostante una buona esposizione mediatica e una forte presenza sui social network, che si sommano alle piazze in cui siamo finalmente tornati a parlare.

Usciamo un attimo in silenzio e guardiamoci. Cosa ci manca e cosa invece ingrassa il nostro vociare senza necessità? Poche parole, ma buone. Pochi temi, ma chiari. Siamo certi di aver fatto questo nel corso dei mesi? Forse no. Con l’avvicinarsi delle elezioni Europee abbiamo argomentato sulla sovranità, sulla nostra agricoltura, sull’immigrazione. Perché non ne avremmo dovuto discutere nel 2013? Non mi si dica che l’abbiamo fatto, suvvia. Invece che fare la comunicazione, la stiamo subendo. Ci si ritrova a rincorrere temi importanti su cui dovremmo già essere preparati. In fondo, guardiamo Marine Le Pen. Permettetemi di dire, però, che di scimmiottamenti non ne abbiamo bisogno. Molti di noi seguono il Front da addirittura dieci anni, quando anche a destra se ne parlava con vergogna. Oggi, invece, pretendiamo pure di dare consigli, non richiesti, a chi ha trasformato la destra francese (parlare di destra è riduttivo ma è per semplicità d’analisi) da forza infetta a potenziale partito di governo. Senza dover mutare il proprio programma, senza dover smussare angoli con violenza se non con un naturale processo storico-politico.

Noi, invece, abbiamo degli sbandamenti. Dal nostro tre/quattro per cento pensiamo di dover ripassare da Fiuggi. Ancora? Per andare dove? Verso un centro che non esiste? Semmai continuiamo un percorso che ci permetta di calcare un strada difficile ma che sbocchi su una prateria di valori e ideali conservatori, liberali e libertari, sociali e nazionali. Non penso che sia così difficile capire che non dobbiamo commettere l’errore di isolarci in un mondo che forse non c’è più. Ci hanno insegnato ad andare oltre, ricordiamocelo.

+Michele Pisano è assessore di Fdi del comune di Quartu Sant’Elena

Michele Pisano

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