No uno, ma tanti. L’inquieto Julius Evola ha più volti. E non in perfetta continuità tra loro. A quarant’anni dalla morte, torna il “Barone”, il maestro della Tradizione. Non per celebrarlo, ma per studiarlo. Così almeno nelle intenzioni di Fernando Massimo Adonia, che nel saggio Julius Evola. Un pensiero per l’età oscura (Thipheret, 2014) mette in luce uno dei tratti meno esplorati della produzione del filosofo romano, quello cioè di «storico del pensiero esoterico». Una fase che riguarda in particolar modo gli anni venti e trenta del secolo scorso.
Ed in effetti, accanto all’Evola politico, c’è l’indagatore dei Tantra. Il primo in Italia a importare le tesi di Artur Avalon. Un «pioniere». A seguire c’è la ricerca tra le origini del Buddhismo. Uno studio dai risultati poco scontati. Per Evola, Siddartha svela i dettami di una dottrina “guerriera” e in prima battuta accessibile soltanto a pochi iniziati. Lettura che straccia l’immagine assai «remissiva» prodotta da Herman Hesse. Evola ci fornisce poi una cornice più esatta e schematica della realtà alchemica, inquadrandola all’interno di un percorso spirituale rigoroso e dotato di una dottrina fortemente articolata. Stessa cosa riguardo la ricerca del Graal, che il pensatore romano ripulisce dalle untuosità ottocentesche, riportandola nell’alveo della tradizione primordiale e regale.
C’è poi l’Evola che vede nel sesso un qualcosa che va di molto altre al piacere o alla meccanica dei gesti. Il romano denuncia la «pandemia sessuale» che ha ammorbato l’epoca contemporanea. Sesso è magia. Ma cos’è la magia se non «metafisica agita». E cos’è la Metafisica se non «ogni stato dell’essere non legato a condizioni spaziali e temporali». Insomma, la via verso l’incondizionato. Soluzione a cui il romano giunge in continuità, e differenza, con l’opera di René Guénon e Arturo Reghini.
Un maestro di spiritualità, quindi. O giù di lì. Personalità che dal di fuori del cristianesimo e dal di dentro di un’epoca che ha visto il pullulare non indifferente dell’occultismo, denuncia un ulteriore rischio. Lo spiritualismo, più ancora del materialismo, è la porta d’ingresso per le forze infere. Evola mette in guardia gli indagatori del sacro. In gioco ci sarebbe la «seconda morte», la possibilità concreta che un’anima possa disperdersi definitivamente nel nulla.
Ecco. Adonia scandisce le tappe di un’opera. Che è irrimediabilmente legata all’uomo. Quella di Evola è la vicenda di una personalità in ricerca. Di se stesso, forse. Così ci viene raccontata. Una vicenda gravida di disperazione. Ma anche di grandi intuizioni e vedute spaziose. Insomma, l’epopea di Evola merita di essere raccontata e “ufficializzata”. Fuori, però, dalle partigianerie dei demolitori e gli applausi dei discepoli.
*Fernando Massimo Adonia, Julius Evola. Un pensiero per l’età oscura, Tipheret, Acireale-Roma, 2014, Euro 15,00.