Per conoscere la propria storia, la cultura alla quale si appartiene e le vicende che ci hanno preceduti è necessario fare un salto di secoli e comprendere come e dove nasce la cultura europea. Guardare alla Grecia significa fare il primo passo. Heinrich Schliemann, archeologo autodidatta appassionato, centocinquanta anni fa inaugurò gli scavi a Micene, esito di una spedizione scientifica in Grecia. Scavi fruttuosi quelli di questo scienziato che passò alla storia come uno dei massimi archeologi e divenne famoso per aver fatto scoperte che dettero una definizione precisa di Micene. La sua fama si consolidò con la scoperta di Troia.
Ma torniamo a Micene: nessuno immaginava che molto prima dell’età classica in Grecia le popolazioni che vivevano avevano realizzato opere d’arte e monumenti di altissimo livello con innovazioni tecniche ed estetiche mai viste e conosciute in precedenza. Non solo: da prove incontestabili è emerso che erano talmente acculturati che ebbero contatti con le corti di civiltà molto avanzate. Per fare il punto sulla questione, due ricercatori, la studiosa austriaca Sigrid Deger-Jalkotzy, esperta della civiltà micenea e nell’età del bronzo nell’area egeo-anatolica, e Dieter Hertel, archeologo tedesco famoso per il suo lavoro sull’antica Grecia, specie su Micene e la cultura dell’età del bronzo, hanno fatto ricerche riportate nel libro La Grecia micenea, edito dal Mulino nella collana “Popoli e civiltà”.
In una rassegna di storia, cultura e archeologia i due ricercatori spiegano cosa era Micene e l’importanza del suo apporto alla cultura greca in genere. Dagli archeologi pionieri alla periodizzazione della storia micenea, dall’età del bronzo in Grecia alla nascita e trasmissione della lingua greca, dall’inizio del secondo millennio prima dell’e.v. alla fioritura del periodo miceneo fino al periodo palaziale, sono condensati la storia e l’arte, la cultura in senso lato, gli ordinamenti interni e l’organizzazione sociale e politica. Una summa di grande interesse che parla, in altre parole, dell’inizio della civiltà e della cultura in Europa.
Sempre nella stessa collana, “Popoli e civiltà” del Mulino, Andrew Bayliss, docente di Storia greca all’Università di Birmingham, esperto di Sparta e dell’antica Grecia, ha pubblicato Gli Spartani.
In questa breve introduzione a Sparta e agli spartani, si intrecciano i miti della Città-Stato, realtà molto particolare tanto che nella stessa antichità fu una comunità unica. I trecento guerrieri che combatterono contro i Persiani si chiamavano fra loro “pari”, un modo per sottolineare la fratellanza fra appartenenti alla stessa comunità. Infatti, il modo con il quale trattavano gli Iloti (lavoratori, agricoltori, ecc.) era tutt’altro che paritario. Erano dichiaratamente xenofobi: una comunità-nazione basata sul sangue e sulle proprie tradizioni, che praticava l’eugenetica e impartiva un’educazione durissima ai piccoli spartani e spartane. Bayliss separa il mito dalla realtà quotidiana e spiega, in breve, come era strutturata la società spartana, lo stile di vita, il ruolo delle donne e la vita degli Iloti, lavoratori privi di diritti. Un libro breve, introduttivo, non certo esaustivo ma utile.
Sigrid Deger-Jalkotzy e Dieter Hertel, La Grecia micenea, il Mulino, pagg. 171; euro 16,00
Andrew J. Bayliss, Gli Spartani, il Mulino ed., pagg. 156; euro 15,00