Quando poco più di un anno fa Pep Guardiola fu annunciato come successore di Jupp Heynckes sulla panchina del Bayern Monaco, i bavaresi viaggiavano col vento in poppa alla conquista del trittico Champions-Bundesliga-Coppa di Germania.
Il navigato tecnico di Moenchengladbach, amatissimo da tifosi e spogliatoio, non prese bene un licenziamento ed un incarico a scadenza che avrebbero potuto esautorarlo agli occhi dei suoi calciatori, una vera e propria patata bollente. Vincendo tutto, però, Heynckes ha di fatto consegnato quella patata nelle mani di Guardiola. Impossibile fare meglio, si diceva a luglio. Impossibile per tutti, ma non per Pep.
Con la Supercoppa Europea ed il Mondiale per club già in bacheca, il Bayern del catalano si trova oggi in vetta alla Bundesliga con venti punti di vantaggio sul Borussia Dortmund di Klopp, andato l’anno scorso vicinissimo a rovinare la festa ai bavaresi in patria ed in Europa. Ventidue vittorie e due pareggi in ventiquattro partite di campionato, con 72 gol segnati ed appena 11 subiti, quarti di Champions’ League conquistati eliminando un Arsenal quasi mai in partita nei 180 minuti del doppio confronto e semifinale di coppa nazionale raggiunta quasi passeggiando su squadre come Amburgo e Hannover sono risultati che hanno fatto ampiamente superare la prova del nove a Guardiola, sempre soggetto alle critiche di chi lo vedeva vincente solo nel suo ambiente, solo con le stelle blaugrana.
Si sbagliava di grosso chi pensava non fosse proponibile in Germania la sua idea di calcio, un gioco spumeggiante fatto di possesso palla esasperato, difesa alta e zero punti di riferimento in attacco, perché l’uomo di Santpedor ha trovato anche a Monaco palleggiatori abili e vogliosi di seguirlo, tutti stupiti dalle capacità manageriali e dall’applicazione tattica dell’allenatore e nondimeno dal suo tedesco da subito quasi perfetto.
Il Bayern Monaco fa più paura di quanta non ne facesse nella scorsa stagione, perché si è saputo reinventare fenomenale non rimanendo uguale a se stesso e gioca a calcio con la fame di chi vuole dimostrare di essere la squadra migliore del mondo prima a livello mentale e poi sul campo. Il merito, ça va sans dire, è in gran parte del catalano Pep, idealista di un calcio elegante e programmato che dopo la calda e colorata Spagna sta conquistando anche le fredde e gelide terre teutoniche. Perché, se è vero che tutti i popoli sono diversi tra loro, l’unica verità inconfutabile nello sport più bello di tutti è che il pallone resta pur sempre rotondo.