“Un filosofo in guerra”, Julius Evola tra il 1943 e il 1951

In libreria la quarta edizione del saggio (aggiornato) sullo studioso tradizionalista curato da Gianfranco de Turris

Julius Evola un filosofo in guerra per Mursia

Arriva nelle librerie la quarta edizione di Julius Evola: un filosofo in guerra 1943-1945 firmato da Gianfranco de Turris. Nuova edizione che come le precedenti si presenta al lettore ulteriomente arricchita da nuove testimonianze e scoperte: basti notare come dalla prima alla quarta il volume sia cresciuto di oltre cinquanta pagine.

Ma non si commetta l’errore di considerare Un filosofo in guerra come una sorta di work in progress, un cantiere in perenne corso d’opera: al contrario, ogni edizione si è presentata al lettore (dall’accademico al semplice appassionato) come stato dell’arte sull’argomento. È stata la qualità dell’approccio scelto da de Turris nel fornire stimolo a storici e ricercatori ad ulteriori approfondimenti che hanno consentito di arricchire la ricerca arrivando a questa quarta edizione.

Fin dalla prima versione dell’opera, la scelta vincente di de Turris non è stato il limitarsi a formulare ipotesi di raccordo quando l’assenza di documenti non consentiva certezze sull’attività di Evola nel periodo 19431951. L’autore ha invece scelto di analizzare e confrontare tutte le ipotesi presenti nella letteratura sull’argomento. E nel farlo ha usato l’approccio di un fine giallista, in cui le ipotesi diventano sorta di testimoni di un’indagine da compiere assieme al lettore.

Con il ritmo di una spy-story

D’altronde, come già sottolineato in molte recensioni delle precedenti incarnazioni del volume, si legge come una spy-story. Spy-story non solo per i contatti di Julius Evola con l’Amt.VII, l’Ufficio VII, il reparto di ricerca ideologica del Reichssicherheitshauptamt, Rhsa, delle Ss vicende ricostruite all’intervento del volume. È una spy-story per la stessa “vita avventurosa” del filosofo e per la necessità di doverla ricostruire a partire dai pochi punti fermi raccontati da Julius Evola nel dopoguerra tra articoli di giornale e, soprattutto. Il cammino del cinabro, la sua autobiografia intelettuale.

Tutto in Julius Evola: un filosofo in guerra 1943-1945 diventa un’indagine appassionante, persino i dettagli minori normalmente relegati agli esegeti di Evola e che de Turris ha l’abilità di rendereaccattivante anche al lettore generalista. Un’abilità che non rende solo la lettura appassionante e agile nonostante la mole di note e dettaglia.

La scelta di analizzare come un’indagine le singole ipotesi e la capacità di risalire all’origine di un’interpretazione e a come essa si è propagata nella letteratura su Evola vanno bel oltre il normale lavoro storiografico. Un aspetto reso evidente anche dalla cospicua appendice che raccoglie i documenti d’archivio utilizzati per ricostruire quegli anni della vita di Evola. Sia una scelta di trasparenza che l’opportunità di mostrare documenti unici e peculiari, come la carta della scatola di sigari con le firme di Evola e altri (tra cui Vittorio Mussolini e Alessandro Pavolini), firme effettuate a Rastenburg, la “tana del lupo”, il 13 settembre 1943 nei giorni della liberazione di Mussolini dal Gran Sasso.

Il rapporto con la Rsi

D’altronde, la storia di Julius Evola si intreccia inevitabilmente con l’Italia di quegli anni, rendendo la lettura dell’opera utile, se non fondamentale, anche per tutti coloro vogliano approfondire quel periodo. La storia di Evola è anche la storia delle origini e dell’evoluzione della Rsi così alcune vicende in merito alla storia del Movimento Sociale. In particolare sulla Rsi,spesso descritta come entità granitica, si ben comprende che in sé riprendeva le multiformità del fascismo precedente: a convivervi era la visione sociale e corporativista della sinistra fascista, opposta alla visione aristocratica e tradizionale di Evola.  

La cartella clinica ritrovata

Tra le novità più significative di questa quarta edizione, ricordiamo l’approfondimento in merito al recupero di una cartella clinica relativa all’infermità di Julius Evola, e alla contestualizzazione della sua presenza a Budapest. Interessante anche la scelta di far commentare la cartella clinica dal Prof. Mariano Bizzarri, docente di patologia clinica presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università La Sapienza di Roma. Chiarendo come l’esplosione di  cui fu vittima Evola a Vienna, ora identificata chiaramente con il bombardamento del 21 gennaio 1945, avesse inizialmente procurato lesioni gravi ma inizialmente non permanenti, tanto che durante la degenza ebbe dei parziali recuperi che gli consentirono anche di riprendere a camminare.

Altro elemento da sottolineare nell’approfondiento curato da de Turris e ribadito fin dalla nota dell’autore nella prima edizione di approcciare al tema Evola in maniera assolutamente trasparente, senza quei maldestri tentativi di dare informazioni accuratamente selezionate o parziali. Una strategia talvolta usata anche in buona fede per non prestare il fianco a letture parziali o preconcette, ma che giocoforza, proprio nel selezionare le informazioni per meglio confezionare tesi prestabilite si presta all’effetto opposto. Finendo nella parzialità di un’informazione nell’avallare involontariamente, proprio la tesi avversa.  

Il libro  non è solo l’avventura di Julius Evola dal 25 luglio 1943 fino al 1951, ma si pone quindi sul piano della ricerca con l’ambizione di farsi un paradigma metodologico applicabile a tutti i tempi complessi come la vita del barone in quegli anni. Di fatto un volume imprescindibile per chi fa ricerca storica e divulgazione.

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Enrico Petrucci

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