Era proprio necessaria una reunion (così) di Friends?

Le rimpatriate non sono mai una buona idea, specialmente quando (soprattutto gli uomini) si è invecchiati (male)

“Nessun maggior dolore/ che ricordarsi del tempo felice/ ne la miseria” recita un verso della Divina Commedia. Guardando Friends: The Reunion non mi sono potuta esimere dal credere che lo stesso pensiero abbia attraversato almeno un paio di volta la mente dei sei attori che, dal 1994 al 2004, hanno dato corpo e vita ad altrettanti personaggi indimenticabili e che hanno senza alcun dubbio segnato una generazione per poi altrettanto innegabilmente, fatta eccezione per Jennifer Aniston, sparire dalla circolazione.

Mi sembra doverosa una precisazione: quando andò in onda Friends io ero piccolina (la serie arrivò nel nostro paese nel 1997, quando avevo otto anni) quindi iniziai ad apprezzarla davvero molto giù avanti e alcune battute non si comprendono appieno fino a quando non hai vissuto anche tu delle situazioni analoghe, ma ad essa mi ha sempre legato un affetto profondo e un’ammirazione che ancora oggi persistono. Quando ho letto della reunion, ho temuto il peggio: Indiana Jones e il teschio di cristallo ha insegnato a tutti noi che non sempre i grandi ritorni sono graditi e poco mi rassicurava il fatto che non sarebbe stato un episodio ambientato nel flow della serie ma una specie di memoriale. E infatti, le cose che hanno funzionato in questo lungo de profundis provengono quasi interamente dal materiale vecchio oppure dai momenti “forse non sapevate che…” normalmente relegati ai contenuti bonus del cofanetto blu-ray.

Forse per fare il verso al “reunited apart” di Josh Gad che tanto successo hanno riscosso e che hanno messo insieme cast di rilievo come quello del Signore degli Anelli o di Ritorno al Futuro (consiglio di recuperare entrambi i video su youtube, peraltro), HBO aveva puntato i piedi e aveva deciso di fare una ensemble in grande stile, arrivando a sborsare due milioni di dollari a testa per garantirsi la presenza di tutti e sei i protagonisti.

E però, la maxi reunion non è che aggiunga e non tolga niente al mito. Forse si sarebbe anzi preferito non vedere il set smontato e rimontato, così simile a una casetta in sezione di Barbie o sapere che Courtney Cox si nascondeva il copione tra le mele, cose che innegabilmente tolgono un po’ di magia al tutto. E anche alcuni momenti di forte imbarazzo ci potevano, a noi pubblico e a loro attori, evitare: tipo i quiz con i post-it che fanno il verso proprio a un gioco della serie e in cui i nostri non riescono a dare l’idea di divertirsi davvero (né di ricordarsi molto bene le cose, a essere onesti).

A Friends nel tempo sono state mosse molte critiche e forse questa reunion poteva togliersi un po’ di glitter e glam di dosso e parlarne meglio, poteva sfruttare il fatto che la serie fosse stata stata un’antesignana di temi quali le coppie gay o la maternità surrogata, forse poteva persino dedicare più spazio a quei fan comuni (ma anche meno comuni come il premio nobel Malala Yousafzai) che hanno raccontato di come Friends li abbia aiutati a superare dei momenti difficili nella vita, magari risparmiando sulle comparsate di gente come David Beckham o Kit Harington che con la serie non hanno, in fondo, molto poco a che spartire.

Si poteva anche parlare dei momenti di ansia da prestazione comica di Perry, quand’anche non dei suoi sbalzi di peso e delle denunciate dipendenze di cui lo stesso attore parlò anni fa al Daily Mail e in parte dovuta alla fama che lo travolse all’improvviso. Si poteva, per farla breve, parlare di Friends come fenomeno socio culturale oltreché televisivo e provare a usarlo come una buona scusa per andare a fondo a temi ben più spinosi.

Invece si è voluti rimanere nell’area “bei vecchi amiconi invecchiati” (male, aggiungo io, soprattutto gli uomini) che si ritrovano e che si vogliono subito bene e si rimettono intorno a un tavolo a leggere le battute e si emozionano come la prima volta. Nì, non è molto credibile tutto questo.

Forse lo scopo di HBO era quello di rilanciare la serie o cavalcare l’onda dell’effetto nostalgia, più probabilmente commenta bene il NY Times osservando che nessuno guarda Friends perché gli vengano ricordati i mali del mondo e quindi il tono della reunion è stato volontariamente virato al gioioso, felicione forzato; con buona pace della scimmia Marcel che passerà alla storia come l’unica pecca in 10 stagioni di sitcom.

 

Runa Bignami

Runa Bignami su Barbadillo.it

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