Il governo Draghi fotografa il congelamento della classe politica italiana

Qualcuno più malizioso sospetta che le varie sigle politiche dal PD alla Lega, da Forza Italia ai 5 stelle, siano fittizie, siano specchietti per le allodole buone a prendere per i fondelli gli italiani. Solo Fdi si distingue

Bandiera bianca

Lo spettacolo di cui sta dando prova l’intera classe politica (con l’eccezione di Giorgia Meloni che si distingue per coraggio e coerenza) è, a dir poco, penoso. Dietro l’appoggio corale e incondizionato a Draghi, prima ancora di conoscerne programmi e composizione del nuovo governo, non ci sono solo piccoli calcoli, meschine ambizioni, piaggeria, cinismo e frustrazioni. Non ci sono solo inversioni a U (per carità, non chiamiamole conversioni per rispetto ad una parola che ha senso religioso o morale). C’è molto di più. C’è la crisi irreversibile della politica, la sua resa incondizionata alla tecnocrazia. Si stringono a coorte progressisti e populisti, liberali e popolari, ambientalisti e sostenitori della crescita, euroscettici ed eurocrati. Che cosa possa uscire di buono da questa grande ammucchiata non si sa. L’armata Brancaleone al confronto sembra un corpo d’élite. Qualcuno più malizioso sospetta (per la verità, lo sospettava già Hobbes) che le varie sigle politiche dal PD alla Lega, da Forza Italia ai 5 stelle, siano fittizie, siano specchietti per le allodole buone a prendere per i fondelli gli italiani. Ed infatti di fronte alla caotica situazione politica si vociferava dietro le quinte dei partiti e dei media già da tempo che la salvezza non poteva che venire da un deus ex machina. Ma si dimentica che il deus ex machina è una finzione scenica, che non una rivoluzione ha portato a Draghi, ma un gioco di palazzo.

Il ruolo del Colle

Qualcuno si appellava alla saggezza del Presidente della Repubblica. Ma la saggezza di quest’uomo canuto, compassato, serioso, che mai sorride, richiama alla mente piuttosto una frase de La Collina dei ciliegi cantata da Lucio Battisti: «Troppo spesso la saggezza è solamente la prudenza più stagnante». Si dice: cosa avrebbe dovuto e potuto fare il Presidente di fronte all’emergenza sanitaria ed economica? Rispondiamo: un governo ponte che prendesse i provvedimenti indispensabili a fronteggiare nel breve periodo le due emergenze, sanitaria ed economica, e portasse entro fine giugno al voto gli italiani. La decisione del Capo dello Stato ha certificato invece il divario incolmabile tra paese legale e paese reale, tra istituzioni politiche e società civile. C’è un sistema ingessato, con uomini politici ed istituzioni e norme costituzionali ormai non più all’altezza dei tempi. Per dirla con Battiato, sul ponte sventola bandiera bianca!

Sandro Marano

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