L’Apocalisse che ci svela chi siamo: 8tage, “Otto giorni alla fine”

Come ci comporteremmo se fossimo alla Fine dei Tempi? Una risposta arriva da una serie tv

L’Apocalisse è da sempre il luogo di massimo incontro col Vero, evento ultimo che getta luce sulla caducità del nostro esistere e sull’insopportabile senso di finitudine che lo cinge. 8tage (8 giorni alla fine), serie Sky, sfrutta magistralmente quest’antichissimo topos per mostrare ancora una volta i risvolti più autentici e inabissati della nostra natura, sempre più celati nella comodità circolare del nostro presente. L’incalzare dell’inesorabile attrae come forza gravitazionale ognuno dei protagonisti, sospingendoli giorno per giorno ad abbracciare, assieme al loro destino, il loro essere nascosto. L’impatto con il meteorite diviene così unico metro di misura del divenire, paragone ultimo d’ogni azione quotidiana. La corsa alla sopravvivenza si scontra presto con il caos che da essa deriva. La famiglia berlinese degli Steiner tenta inizialmente una fuga disperata ad est, scoprendo nel tragico tragitto che la collisione avverrà non più in Francia ma proprio in Siberia.

Tornare a casa diviene allora una scelta forzata. Uli, padre, Susanne, madre, Leonie, la figlia adolescente e Jonas, poco più che un bambino, si ritrovano così senza alcuna speranza di sopravvivere. Anche il fratello di Susanne, Hermann, uomo vicino ai vertici politici, volta loro le spalle; deve pensare a come salvare la sua futura moglie, Marion, e il bambino che aspetta. I due riescono quasi a fuggire in America ma per disguidi burocratici si ritrovano anche loro impossibilitati a lasciare la Germania. L’unico a suo agio pare essere il nonno, Egon, ex militare della DDR, nostalgico del passato comunista. Le sorti della famiglia convergeranno con quelle del signor Klaus Frankenberg e di sua figlia Nora, tra i pochissimi ad aver costruito un rifugio antiatomico. Ma i tipi umani scandagliati non si fermano qui. Ad arricchire l’approfondita disanima si aggiungono Ben, giovane malato terminale, Robin, ragazzo disagiato della periferia berlinese e Deniz, poliziotto integerrimo di origine turca, amante di Susanne. Per comprendere pienamente i risvolti psicologici di ognuno dei personaggi è necessario analizzare brevemente la loro parabola singolarmente, dando sviluppo al loro personale percorso partendo dalla comune evidenza della fine imminente.

 

Uli.

Il signor Steiner è un uomo sensibile, poco risoluto e spesso distratto, caratteristiche che lo rendono incredibilmente debole agli occhi di sua moglie. Prova con tutte le sue forze a salvare la famiglia, ma riconosce ben presto i suoi enormi limiti di leadership e, stanco di lottare, arriva a meditare un suicidio collettivo. Uli rappresenta l’uomo civile, indocilito dalla modernità ed incapace di adattarsi ad un mondo gettato nella brutalità della sola, matrigna, Natura.

 

Klaus.

Il suo contraltare è il signor Frankenberg, uomo costretto per tutta la vita ad accettare inconsciamente la maschera del vivere civile. La sua indole prevaricatrice, violenta e egoista trova allora libero sfogo nella totale mancanza di controllo sociale, ove i forti possono tornare a soggiogare i deboli impunemente. Klaus racchiude in sé ogni nefandezza umana, conservando un’apparente capacità empatica solo nei confronti di sua figlia, in realtà ennesimo mero oggetto sul quale sfogare il suo istinto di dominio. Il bunker da lui costruito gli conferisce un’aurea di potenza, rafforzata ulteriormente dalla banda di disperati che lo segue al motto di ‘noi sopravviveremo’. Il discrimine tra chi ce la farà e chi no è uno solo: abbracciare o no la legge della ferocia.

 

Deniz.

Il poliziotto integerrimo è un cliché che può cadere facilmente in una situazione così estrema. Deniz però conosce la violenza, da bambino ne è stato vittima ed ora che è un uomo non può tollerarla. Si ritrova ben presto a dover contare sulle sue sole forze rendendosi subito conto che venuta meno la legge la morale è nulla. Eroe abbandonato, prova sino all’ultimo a resistere, rifiutandosi di tradire i suoi nobili ideali. Ma un uomo è destinato ad incontrare sempre i suoi limiti ed il suo è l’amore.

 

Susanne.

La signora Steiner è una donna forte che vive un dilaniante dissidio interiore. Ama suo marito ma non ne tollera la debolezza, così Deniz diviene la sua unica ancora di salvezza. Cosciente del poco tempo rimastole torna però sui suoi passi, richiamata alla moralità dall’innocenza di suo figlio e dal disprezzo di sua figlia che ha scoperto il tradimento. Susanne accetta allora su di sé il peso della famiglia, arrivando a compiere gesti terribili pur di assicurare un futuro a sé e ai suoi figli. È l’ovvia evidenza che le circostanze rendono spesso gli uomini e le donne non colpevoli ma vittime dei loro stessi gesti.

 

Egon.

Il vecchio burbero e solitario nonno sovietico accetta la fine con estrema dignità. Lui, ufficiale della DDR, sente di non appartenere a questo Mondo già da tempo e l’imminente apocalisse lo spinge ad aderire fino infondo a sé stesso, senza freno alcuno. Cercherà e troverà il suo primo amore, un compagno dell’esercito, ma scoprirà che il tempo, giudice impietoso, può cancellare ogni cosa.

 

Nora.

La figlia di Klaus è una ragazza solare, ribelle ed istintiva. Il suo atteggiamento libertino nasce dalla rivolta nei confronti dell’ossessiva figura paterna e dalla tragica morte della madre. È la migliore amica di Leonie e la spingerà a vivere al massimo il poco tempo che le rimane. La sua funzione di collante narrativo è fondamentale, permette infatti di incrociare le varie storie in modo coerente. È innamorata di Ben e la sua voglia di sperimentare condurrà Leonie da Robin, altro motore della storia.

 

Ben.

Il giovane era già condannato da una malattia terminale e vive così con sadica gioia la fine del mondo. Ora possono comprendere tutti cosa lui sta sopportando già da tempo sulla sua pelle: essere cosciente della morte. Il suo fare dissoluto lo porterà a scontrarsi con un mostro anche peggiore del suo male, un uomo privo di qualsiasi scrupolo.

 

Robin.

Laddove la ragione deve scontrarsi con l’ombra del nulla è costretta, senza diritto di replica, a cedere la propria funzione acquietante all’emotività. L’abbandono all’irrazionale porta con sé un sentire più chiaro, ove gli uomini sono pronti ad accogliere il terrore come un amico perduto. Perché sia possibile questo però deve esserci un profeta, qualcuno che spalanchi nuovamente la porta dell’impossibile immolandosi all’altare del ridicolo e del sacro. Questo è il destino di Robin, ragazzo che per puro caso si scopre essere unica speranza degli ultimi e dei dimenticati, di coloro che non cercano nemmeno di sopravvivere ma anelano come tutti alla salvezza. Egli accetta fino infondo il suo compito praticando l’amore nella sua forma più straziante e forse alta, il sacrificio di sé.

 

Leonie.

La figlia dei signori Steiner è la classica adolescente in preda alle sue insicurezze. L’abbandono del candore puerile avviene nello scontro con una realtà disumana che la costringe a rinnegare la visione limitata consegnatale dai genitori. Resta anche lei affascinata da Robin conservando però sempre una certa dose di dubbio, figlia della sua cultura razionale borghese.

 

Jonas.

Il secondo figlio degli Steiner è un ragazzino gentile, sensibile e altruista. È l’unico innocente in un un luogo di peccatori e spesso richiama con la sua commovente purezza ai dettami della compassione. La realtà intorno a lui sta cadendo a pezzi ma l’anima del fanciullino gli nega l’evidenza del male, obliandola nella luce dell’empatia.

 

Hermann.

Il fratello di Susanne è in una posizione privilegiata. La vicinanza ai vertici statali gli permette di avere una speranza di salvezza che però non sarà capace di cogliere. La sua fragilità emotiva diviene chiara nel continuo affanno, incapace di avere presa sugli altri. L’avvicinarsi della fine sembra smuovere in lui il tanto cercato coraggio, ma diverrà chiaro che è solo un passo nell’abbracciare completamente la sua mediocrità.

 

Marion.

La fidanzata di Hermann è incinta e vive su di sé la tragedia di dover consegnare una nuova vita ad un mondo sull’orlo del precipizio. La sua condizione di futura madre la costringe ad essere riversa su sé stessa, rendendola incapace di controllare minimamente le forze che la circondano. La speranza che Hermann possa salvarli percorre a mo di montagna russa l’intera trama, chiarificando infine che la disperazione rende ciechi anche più dell’amore.

 

Nei giochi ben manovrati tra le varie tensioni si staglia potente la questione delle diseguaglianze. I ricchi e i potenti si assicurano un futuro scappando lontano dall’impatto o in bunker avveniristici sostenuti dalla macchina menzognera della politica. Se la vita s’appiattisce ad un mero gioco di sopravvivenza la giustizia non ha ragione d’esistere e le rivolte conseguenti non ne portano nemmeno il vessillo. Io si e tu no è tutto ciò che rimane. Le altre risposte sono fallaci o bollate d’idiozia e quanto diviene evidente è che dietro la bella facciata barocca del perbenismo di pace si nasconde sempre l’antica indomabile bestia dell’io.

 

Andreas D'Agosto

Andreas D'Agosto su Barbadillo.it

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