Hugo Pratt, l’italiano di Argentina

L'omaggio all'artista ideatore di Corto Maltese arriva dal Sudamerica con il volume "Hugo Pratt, el tano"

Corto Maltese

1. Pratt (al centro con il montgomery) accompagnato dagli amici alla stazione per la sua partenze verso l’Argentina (all’estrema destra la madre)

Lo scorso agosto ricorreva il venticinquennale della morte di Hugo Pratt, scomparso a Losanna all’età di 68 anni. Uno degli omaggi più significativi arriva dall’Argentina, dove il “papà” di Corto Maltese visse e lavorò per oltre dieci anni e dove divenne una “stella” di primo piano del fumetto nazionale. Nelle scorse settimane è uscito a Buenos Aires il volume “Hugo Pratt, el tano” (l’italiano, nel gergo argentino), opera del collezionista e ricercatore Aldo Pravia, pubblicato dall’editore Casa de Papel. L’opera è un’accurata e minuziosa biografia del periodo argentino di Pratt, che sul finire degli anni Quaranta partì giovanissimo per il Sudamerica (aveva appena 23 anni) e vi restò fino all’inizio degli Anni Sessanta, collaborando con i migliori autori locali e dando lustro alla “historieta” (fumetto) argentina, che – a differenza del coetaneo fumetto italiano – godeva di grandissimo riconoscimento come una diversa forma di arte e letteratura, e non semplice intrattenimento per ragazzini.

Pratt in tenuta “quasi” da Corto Maltese

A Buenos Aires

Pratt arrivò a Buenos Aires dopo la fugace avventura italiana de L’Asso di Picche, con Alberto Ongaro e Mario Faustinelli, richiamato da un editore di origine italiana, Cesare Civita, che stava facendo fortuna con la Editorial Abril pubblicando fumetti e i romanzi di Emilio Salgari. Hugo giunse al porto di Buenos Aires in compagnia di Faustinelli, dopo diciassette giorni di navigazione, e da lì a pochi mesi vennero raggiunti dallo scrittore Ongaro e altri due disegnatori italiani, Ivo Pavone e Sergio Tarquinio. Pratt e Faustinelli si sistemarono in una villetta nell’elegante e residenziale sobborgo di San Isidro, a nord della città, e cominciarono a collaborare con alcuni tra i più grandi autori argentini dell’epoca:  Alberto Breccia, Arturo Del Castillo, Hector G. Oesterheld, Francisco Solano López ed Eugenio Zoppi.

Nel libro Pravia racconta nel dettaglio il crescente successo raggiunto fin da subito da Hugo Pratt, di certo il più talentuoso nella pattuglia dei fumettisti italiani. Le collaborazioni alle riviste Cinemisterio,  Misterix, Supermisterix, Hora Cero Semanal  e Frontera Extra illustrando personaggi diventati poi mitici come Ray Kitt, Il Cacicco bianco, Il Sergente Kirk, Ernie Pike, le serie Ticonderoga e Jungleman. In particolare Pratt diventò partner professionale e amico dello sceneggiatore Oesterheld, il futuro “papà” dell’Eternauta, che una ventina d’anni più tardi, nel 1977, diventerà uno dei tanti intellettuali “desaparecidos” nel corso della dittatura militare. 

Tenuta da marinaio a San Isidro

La seconda moglie

Ma in “Hugo Pratt, el tano” non si parla soltanto di fumetti. C’è spazio per una mole impressionante di informazioni e aneddoti sul decennio trascorso dall’autore veneziano in Sudamerica, oltreché per molte foto inedite. «Nella villetta di San Isidro», racconta Pravia nel libro, «Hugo e i suoi amici erano vicini di casa di molte famiglie benestanti che vivevano nel quartiere, si fecero benvolere e di conseguenza passavano di festa in festa, di piscina in piscina, da un “asado” all’altro, tra musica, vino e ragazze». Tra i vicini conosce anche una ragazzina, Anne Frognier, che molti anni dopo diventerà la sua seconda moglie. A quanto pare Hugo piaceva molto alle ragazze e nella biografia degli anni argentini gli si attribuiscono innumerevoli flirt con colleghe di lavoro e altre donne bellissime, tra le quali l’attrice Olga Zubarry. 

Viaggio in Patagonia

«Pratt era il più attivo del gruppo», racconta sempre Pravia, «e il suo straordinario talento di disegnatore gli consentiva di divertirsi e andare in giro fino a notte fonda e poi disegnare fino a quaranta vignette in un giorno, abbozzando le scene con pochi tratti di matita e poi completandole con il pennello». Dopo qualche anno però il gruppo degli italiani si divise e Pratt andò a vivere con Pavone da un’altra parte, vicino all’ippodromo, e poi in un piccolo appartamento vicino alla stazione ferroviaria di Acassuso, sempre nella zona nord di Buenos Aires, in riva al Rio de la Plata. Sono anche gli anni in cui Hugo Pratt comincia a viaggiare, va in Patagonia poi in Brasile, fino in Amazzonia. Finché un giorno non ritorna da un viaggio in Italia in compagnia di una giovane austriaca,  María Wögerer, sposata a Venezia, con la quale si trasferisce a vivere più in centro, a Buenos Aires. In quel periodo insieme con  Alberto Breccia, Ángel Borisoff e Carlos Roume diventa anche docente alla Escuela Panamericana de Artes. 

Omaggio postumo all’Argentina: Corto Maltese che dice “Las Malvinas son argentinas”

Dall’Argentina a Londra

La parentesi argentina si conclude nel 1959. Uno dei suoi principali committenti, la Editorial Frontera, fallisce e Pratt accetta l’invito ad andare a lavorare a Londra. Resta in Gran Bretagna meno di dodici mesi, si trasferisce di nuovo in Sudamerica, a San Paolo del Brasile, dove si ferma un anno, poi fa un fugace ritorno a Buenos Aires. Infine, nel 1962, arriva il definitivo ritorno in Italia. Hugo ha altri progetti e all’orizzonte già si intravede la sagoma inconfondibile di Corto Maltese.

 

 

 

 

 

 

 

 

La copertina di una rivista per bambini illustrata da Pratt

 

 

La copertina del volume argentino “Hugo Pratt, el Tano”

Giorgio Ballario

Giorgio Ballario su Barbadillo.it

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