Addio a Le Pen in Europa e stop al progetto Sud, la Lega si ricolloca?

Le indiscrezioni e le posizioni nel risiko del partito di Matteo Salvini che oggi è definitivamente in discussione. Cosa accadrà in via Bellerio?

Matteo Salvini
Matteo Salvini

A questo punto, in casa Lega, può davvero arrivare la svolta delle svolte e la messa in discussione non tanto della leadership di Matteo Salvini, ma delle sue strategie. Dopo sette anni di segreteria e un’ascesa inarrestabile fino alle scorse Europee, dai «pieni poteri» del Papeete in poi «il capitano» pare aver perso il tocco magico. L’esito delle scorse Regionali, con il mancato sfondamento in Toscana e la certificazione del non innesto di una classe dirigente elettoralmente competitiva al Sud, fanno scattare più di un allarme in via Bellerio. 

Ad essere messa sotto osservazione è proprio la duplice mutazione “nazionale” voluta da Salvini. La discesa sotto la linea del Po, cioè, e il progetto di egemonizzare il campo della destra.

L’europarlamentare Vincenzo Sofo, a proposito, ha spiegato in un post apparso sui social:

«Il problema principale della Lega non è il voto su Lukashenko, ma piuttosto il suo progetto per il Sud Perché, fallendo al Sud, fallisce il progetto della Lega nazionale di Salvini e si torna a essere Lega Nord. E, se si torna a essere Lega Nord, non ci si può proporre come guida nazionale». 

Sofo fotografa una situazione che è già di fatto e che fa il paio con i risultati plebiscitari di Luca Zaia in Veneto. Intanto è dall’Europarlamento che potrebbe arrivare il segnale di discontinuità più chiaro di questa fase. Amedeo La Mattina, firma de La Stampa, scrive oggi del possibile ricollocamento del Carroccio a Bruxelles. Starebbe infatti per essere ufficializzato l’addio al gruppo sovranista di Identità e Democrazia. Un primo passaggio che dovrebbe portare il Carroccio lontano dalle linee di zia e nipote Le Pen per approdare in ultimo (se accettati) nel Ppe a guida Merkel. 

Insomma, un passaggio così varrebbe quanto uno “scusate, abbiamo scherzato”. O giù di lì. Ma probabilmente inevitabile, visto il vicolo cieco attuale in cui è finita la Lega. Dietro c’è la chiara volontà di abbattere cordone sanitario che le cancellerie europee, e non solo quelle, hanno eretto attorno alla figura di Salvini. Il Carroccio è e resta il primo partito del centrodestra, coalizione che ancora oggi sarebbe maggioranza nel Paese. Ma non nelle istituzioni. Un dettaglio che genera un’inevitabile frustrazione dentro e fuori il partito.

La Lega intanto si riorganizza e lo fa in maniera collegiale. Accanto a Salvini è stato istituito un direttorio. Un passaggio probabilmente necessario per una formazione che, nonostante tutto, dispone del 25% nei sondaggi, rimanendo quindi il primo d’Italia. Ma la Lega è anche un partito attrezzato – soprattutto al Nord – e gode di un folto gruppo dirigente e di una base militante radicata nei territori.

A ottobre partirà a Catania il primo grande processo a Salvini per sequestro di persona circa la gestione dello sbarco dei migranti salvati dalla nave Gregoretti. Venisse condannato in primo grado, scatterebbero gli effetti della legge Severino. A quel punto il segretario della Lega resterebbe fuori da Palazzo Madama e sarebbe politicamente dimezzato. Non è da escludere che in via Bellerio si stia già ragionando a questa possibilità. All’ipotesi, a quel punto inevitabile, di separare la leadership del partito dai ruoli di governo. Uno schema che, tuttavia, nella Prima Repubblica era prassi consolidata.  

Fernando M. Adonia

Fernando M. Adonia su Barbadillo.it

Exit mobile version