Il caso. L’effimera ecologia di Greta, maschera liquida e finta ribelle filomondialista

Greta Thunberg
Greta Thunberg

Greta Thunberg. Ecco il segno della decadenza dei nostri tempi. La ragazza svedese vuole salvare il pianeta, ma al Corriere della Sera, oltre ad alcuni pensierini tipo “scoperta dell’acqua calda”, consegna una frase che è una istantanea definitiva. La nuova intellettuale ecologista ammette di essere “poco socievole” e di “odiare la conversazione”. Insomma “parlo solo se serve”.

Se non stessi commentando una intervista sul quotidiano di via Solferino, sarebbe naturale considerare certe affermazioni roba da avanspettacolo.

Ora, noi che scriviamo siamo ecologisti ante litteram. Abbiamo letto Wendell Berry, Alex Langer, siamo cresciuti con la testimonianza di milizia di Paolo Colli, e poi con il sacro declinato da Alain de Benoist, dovremmo essere oxfordiani e definire tutta la bolla mediatica di Greta con la battuta di Fantozzi sulla famosa Corazzata.

Una moda passeggerà

Greta passerà, nonostante le agenzie di comunicazioni e il sistema che la sorregge (fino a quando?). Perché deboluccia quanto a contenuti e programmi. Non si può difendere l’ambiente senza confutare i dogmi del produttivismo. Greta non lo fa. Non ha argomenti su questo fronte. Non è anticapitalista ma una falange evoluta del sistema, che sceglie di recitare insieme la parte di chi produce senza scrupoli e di chi contesta la produzione, ma senza mai andare a fondo. E’ una aspirina, la piccola Greta, inventata dai circoli mondialisti. E non a caso è restia a concedere interviste a tutto campo o senza paracadute.

Il finto ribellismo

Si definisce “una ribelle”. Boom. Coccolata da tutti i poteri forti, paragonatela al fascino dei ribelli veri: Che Guevara, Berto Ricci, Bobby Sands. Fermianoci qui, per non cadere nella blasfemia. Non ci vuole alcun coraggio nell’essere ricevuti dalle alte cariche istituzionali europee o dai parlamenti, nei quali legge i suoi inconfondibili proclami tipo “voglio educare i ragazzi sulla crisi ambientale”. Tutta fuffa e stampa di regime.

La summa del pensiero “thunbergeriano”

Il consumismo? “Io non dico alle persone ‘Non puoi comprarti un IPhone’ o ‘non puoi mangiare carne’, io cambio le mie abitudini personali. Non voglio solo dare l’esempio, lo faccio anche per me stessa. Non voglio parlare di certi problemi e poi fare l’opposto di ciò che dico. Ma non forzo nessuno  fare niente”. Insomma, avete capito qualcosa di quello che vuol fare la signorina? Non preoccupatevi. Durerà qualche mese. Poi ne inventeranno un’altra, un’altra maschera mondialista. Questa volta senza treccine…

@barbadilloit

Gerardo Adami

Gerardo Adami su Barbadillo.it

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