Focus. La lezione di Pino Rauti: se l’avvenire è oltre il conservatorismo

Pino Rauti
Pino Rauti

Lo abbiamo detto tante volte ma si obbliga gente come me –affermò Pino Rauti – che certamente di tutto è stata potuta essere accusata in questo partito – e lo è stata! – a fare quasi la figura del nostalgico mentre io querelerei, se potessi, chiunque mi desse del nostalgico per quel che riguarda la forma. Non mi preoccupo amici, del passato! Lo difendo, lo storicizzo nel senso che lo calo nel contesto storico in cui tante forze contrastanti ebbero a sagomarlo in quel certo modo […]. Non è il passato che mi preoccupa, è l’avvenire!”

Ricorre oggi il sesto anniversario dalla dipartita terrena del nostro amato ed indimenticabile Segretario. Guai a noi, se lo dovessimo celebrare – questo anniversario – come una mesta commemorazione politica. Non piacerebbe a Lui, non avremmo capito nulla noi. L’occasione è utile per fare una sintesi. Per riunirci spiritualmente e fare “il punto della situazione”, per affrontare un ragionamento politico di prospettiva. Crediamo che il “rautianesimo” sia più vivo ed attuale che mai, anche alla luce di “certi” passaggi politici che avvengono in questo momento storico, ed inducono a rivivere i momenti cruciali delle scelte ineludibili.  “Nasce un altro soggetto politico, nuovo e diverso da “noi” scrisse Rauti nel 1995. Nasce in questi giorni un contenitore politico, nuovo e diverso da noi, proprio di una formazione politica liberal-democratica, libera- conservatrice e di destra conservatrice nel 2018.

Corsi e ricorsi storici?

A Fiuggi Tatarella e Fisichella affermarono: “dobbiamo batterci per completare a destra, il sistema democratico. Un regime storicamente monco, come un’anomalia tipicamente italiana che adesso noi dobbiamo contribuire a sanare”.  No! – esclamò Rauti: “la destra storica che è il “nuovo”, pensate un po’!? Io sono andato a guardare i libri, la destra storica italiana… beh una traccia recente l’abbiamo quando una certa esperienza si conclude con Minghetti nel 1876. Quella è la destra storica italiana: tanti saluti al nuovo! Ma, dice, c’è anche Salandra e Sonnino. Lo sappiamo, lo sappiamo! Salandra e Sonnino… una certa destra, che tipo di destra, cari amici e camerati, quella che piace tanto ai Tatarella, Fiori, Fisichella? Salandra e Sonnino. Per quello che mi riguarda una destra che sarebbe stato meglio mettere in manette perché negli anni di quella destra l’Italia diventava terzo mondo: milioni di italiani erano costretti ad emigrare all’estero, il 20% della popolazione italiana soprattutto dal sud; perché in quegli anni di quella destra 60.000 italiani morivano di tubercolosi ogni anno; perché c’erano le paludi alle porte di Roma e non c‘era acqua nel tavoliere delle Puglie e a Bari; perché non c’erano fognature nel 90% delle città italiane. Chi ha modernizzato l’Italia, l’ha strappata al terzo mondo, con la dittatura, certo, come acceleratore inevitabile dello sviluppo di un paese in un momento drammatico della vita del mondo è stata l’esperienza del ventennioSe fosse stato per Salandra e per Sonnino ancora saremmo con i vertici delle malattie diffuse in tutte le classi della società italiana e con l’emigrazione che ha dissanguato il nostro paese. Non per quella destra abbiamo combattuto, non quella destra ci ha attraversato, preesisteva al fascismo; altre cose preesistevano al fascismo: tutto un pensiero attivistico, irrazionalistico, romantico, se vogliamo, ed è inutile star qui ad indicare i nomi: li abbiamo detti in tanti congressi, fanno parte a pieno titolo – loro sì! – della nostra cultura”.

Non era quella professata da Alleanza Nazionale la via. La questione torna di straordinaria attualità oggi.

Non ad una destra “conservatrice” bisogna pensare nel più ampio panorama europeo, quando essa si richiama alle dottrine ottocentesche sconfitte, bensì alla battaglia di alternativa sociale rappresentata proprio dal “rautianesimo” e da quel Movimento Sociale Italiano. Perché a breve i populismi crolleranno e le leadership mondiali non avranno più un punto di riferimento stabile e con “radici profonde”. C’è molto ben al di là della dottrina desueta di partiti conservatori. C’è la nostra visione del mondo con tutto il nostro programma sociale, che mirava alla creazione di uno Stato organico, all’inserimento delle categorie nella struttura giuridica dello Stato, tutta intera la “nostra” progettualità verso un altro nuovo tipo di economia e di società.  Ed ecco la questione della contemporaneità amici lettori. In campo, come forza realmente rivoluzionaria ci siamo solo noi. Unici capaci di avviare una fase di “trasformazione” e quindi, realtà socialpopolare dai forti contenuti “riformatori”.

“Valeva la pena aver fatto la “Marcia su Roma”, il “corporativismo”, la” socializzazione” e la “Repubblica Sociale Italiana” per poi andare a completare il regime di destra sul versante di destra e fare la destra conservatrice? Potevamo farlo prima! – affermò Rauti. E valeva la pena aver fatto la “clandestinità”, la lotta per “l’alternativa al sistema”, i drammatici “anni di piombo”, aver visto cadere i nostri giovani per le strade, per poi andare a completare il regime di destra, di nuovo, sul versante di destra e fare la destra conservatrice?

La “prospettiva politica” è quella che ci ha condotti qui, nel nuovo millennio da diverse strade confluiti in un soggetto politico che va preservato e che ha alle spalle una precisa storia sopravvissuta al crollo delle altrui ideologie e dottrine, con un “filo conduttore” che è stato soprattutto un messaggio socialeil messaggio del superamento tanto del capitalismo quanto del marxismo allo stesso titolo. Icomunismo è caduto ed ha perso irreversibilmente, mentre i suoi eredi trasformatisi in sinistra liberale hanno fallito ancora, si rischia di cedere alle lusinghe dell’altro corno del dilemma, il liberalcapitalismoin crisi in tutto il mondo e con i suoi eredi la destra liberale in fuga verso le “scialuppe” populiste.

La domanda che già circolava intorno a noi allora, ed oggi ce la vediamo “ri-calare” addosso dai nostri attuali vertici: “tutti si sono arresi al liberal capitalismo, che facciamo? Ci arrendiamo anche noi?” Ci possiamo anche arrendere, unirci al coro, completare la democrazia sul versante di destra come si pensò a Fiuggi allora, oppure conservare questa che era la nostra specificità? Noi non eravamo soltanto dotati di una nostra specificità, come abbiamo detto tante volte – tutti i partiti hanno la loro specificità – noi avevamo, e continuiamo ad avere una nostra diversità che ci fece e ci fa parlare di alternativa al sistema, un carico progettuale di riforma dell’architettura dello Stato che ci fece e ci fa parlare di Repubblica Presidenziale,  un programma accentuatamente sociale che ci fece e ci fa parlare di unica via, politica al di là del comunismo morto e sepolto ed il capitalismo prossimo alla capitolazione: eccola la nostra  Terza Via.

La tesi che ci ponemmo era “semplice, elementare del contadino, uomo con i piedi sulla terra – disse Rauti – ho letto recentemente un libro bellissimo: sta scomparendo dal paesaggio umano “l’home de terre”, “l’uomo che ha i piedi sulla terra” – quando il contadino vede un buon raccolto, che cosa dice? “I seminatori sono stati bravi!” E se vi riflette ancora di più dice:” Il seme era buono!”. E allora oggi che viene raccolta tanta copiosa messe di consensi elettorali, beh i seminatori, noi, noi prima, tutti noi dalla Repubblica Sociale in poi siamo sati buoni seminatori.  E noi, oggi come allora, non ci aspettiamo dai nuovi venuti archi di trionfo, ma, rispetto da parte di chi in questo 2 novembre 2018 a sei anni dalla sua morte fisica lo commemora come una figurina del passato sull’altare, sì!Riconoscimento per quello che abbiamo passato per portare in questo nuovo millennio il “rautianesimo”, compreso le rinunzia ai posti che loro ricoprono, sì!La capacità da parte di questi di “raddrizzare” l’errore politico che il maggiore erede di quella storia politica italiana sta commettendo, sì!

Diversamente la lezione di Rauti molti non l’hanno ancora capita e strumentalizzarne il personaggio, non servirà a rendere alcuni uomini e donne migliori. Nemmeno a metterli a posto con la coscienza.

*Presidente dell’Associazione di Promozione Sociale “Prospettive Future”

@barbadilloit

Giovanni De Luca

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