Idee. Oltre la fisiognomica dello scontro fra élite e popolo: il ritorno di Europa e comunità

Il ritorno delle comunità?
Il ritorno delle comunità?

Quando si sente Tito Boeri difendere la riforma Fornero parlando di “peggior momento per la gobba pensionistica”, si ha ben chiara l’immagine plastica che scaturisce dalla narrazione dello scontro fra “élite e popolo”. Da un lato un tecnico, col colletto inamidato, il linguaggio schematico, il portamento impeccabile e la sicumera tipica del gestore ecclesiastico di verità; dall’altro una massa di stanche lavoratrici e anziani lavoratori schiacciati dal peso di più di 38 anni di contributi versati.

L’immagine è quasi pittorica e racconta di un fatto crepuscolare: quello dentro al quale decade in tragica farsa la bella favola del “contratto sociale”; oltre il limite di ciò che è giusto, le belle parole con cui ebbe origine il sistema liberal-democratico, la firma alla nascita sull’accordo di delega rappresentativa alle Istituzioni, la laica religione del costituzionalismo, tutto, di fronte all’ingiustizia, avvizzisce, si sgretola, decade e collassa. Come Robin di Locksley di fronte al gabelliere sceriffo di Nottingham, il contribuente osserva Boeri e si domanda: perchè ancora? Fino a dove?

Tito Boeri, presidente Inps

Per contro, nel non celato vociare di pochi sulla pigrizia di molti, di quei giovani dal turno di lavoro facile, comodo, vicino, distante dall’orario del calcetto o della messa in onda di Uomini e Donne; nel cortocircuito sociale a causa del quale l’approvazione virtuale elimina l’ambizione reale; nella liquida realtà degli utilizzatori irresponsabili, consumatori targettizati di spazzatura globale e redditi altrui, lo Spread assume una dimensione più che reale, quasi monumentale, nel suo arcigno profilo di dubbio: la scena è teatrale e drammatica, laddove il residuo tecnocratico della figura paterna uccisa nel ‘68, attore dal crudele accento tedesco, ammonisce i suoi figli: davvero volete gettare via quasi tremila anni di civiltà per un abbonamento musicale? A voi la libera scelta.

Con questo discorso, con questa finta dichiarazione di guerra senza eserciti, le parti andranno avanti il più possibile. Ma siccome i volti e le espressioni non mentono, la fisiognomica del conflitto fra “élite e popolo” chiarisce il punto: l’illusione progressista che ha dominato la cultura occidentale dalla Rivoluzione francese all’Ulivo mondiale, qui finisce. Non vi sarà più pace fra capitale e lavoro, fra burocrate e contribuente, fra debitore e creditore: la fandonia liberal-democratica, quel marxismo diluito nel tempo del lungo periodo, la bolla speculativa che da New York a Pechino continua a gonfiarsi privatizzando gli utili e pubblicizzando le perdite, inizia il suo declino qui, in Europa, dove ogni divenire è nato e si è risolto.

Alain de Benoist

Come ha giustamente evidenziato Alain de Benoist negli scorsi giorni, la narrazione dello scontro fra “élite e popoli” altro non è che la prova della definitiva entrata in crisi della ragion mercantile del sistema mondiale: dopo sarà decrescita e comunità. Europa. Ancora.

@barbadilloit

Giacomo Petrella

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