Il caso. L’insostenibile fragilità delle destre europee (tra scissioni e crisi in Fn e AfD)

Salvini, Wilders, Le Pen e Petry
Salvini, Wilders, Le Pen e Petry

Conquistano percentuali impensabili, crescono sul piano dell’egemonia culturale, provano forme di radicamento non troppo obsolete, ma poi, sul più bello, si dividono tra liti e scissioni. Ecco l’insostenibile fragilità dell’impianto politico-partitico dei movimenti nazional-populisti (o delle destre) in Europa, dalla Francia all’Italia passando per la Germania.

Il caso Front National e la scissione di Philippot

Dopo il risultato al di sotto delle aspettativi di Marine Le Pen, il Front National sta attraversando una crisi di identità tra le più complesse della sua storia. In questo contesto Florian Philippot ha lasciato la vicepresidenza del partito e ora ha deciso di lanciare una nuova formazione politica, “I Patrioti” (Les Patriotes in francese, ndr). “Non vogliamo fare come i partiti tradizionali, molto gerarchici, dove tutto parte dall’alto” ma si punta a “federare tutte le buone volontà. Non siamo settari, per questo i patrioti potranno aderire a un altro partito politico o a un sindacato, senza problemi”, ha specificato Philippot. L’orizzonte di una grande destra identitaria francese, quindi, si assottiglia con la nascita di una formazione che accrescerà la parcellizzazione della rappresentanza, accanto al movimento di Le Pen padre e al movimento sovranista di Dupont-Aignan.

La vittoria dell’AfD e la fuoriuscita di Frauke Petry

Non è bastata la grande avanzata elettorale per dare pace al movimento Alternativa per la Germania. Dopo aver conquistato 94 deputati e aver far tremare il terreno sotto i piedi di Frau Merkel, ecco il terremoto interno con l’abbandono della leader nazionale Frauke Petry. I parlamentari della destra volkish sono già diventati 93, poco male, ma sullo sfondo restano le difficoltà nel dare forma ad una proposta politica organizzata, per consolidare un consenso che potrebbe non essere solo protestatario ma tramutarsi, se indirizzato con pragmatismo, verso una differente proposta patriottica di governo.

Le mille destre italiane, nessuna destra?

Accanto a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, reduce dal successo mediatico della kermesse Atreju, ci sono almeno altre tre o quattro aree riconducibili alle destre in movimento. La Lega (non più Nord) ha lanciato il cartello “Sud in Testa” nel mezzogiorno per sopperire alla non sufficiente aggregazione di Noi con Salvini (in via di superamento). Al nuovo network aderiscono tanti ex An. Il movimento nazionale per la sovranità di Gianni Alemanno e Francesco Storace guarda con favore alla proposta nazionale del Carroccio di Salvini, mentre prosegue una guerra sotterranea con il mondo di Fratelli d’Italia (l’antipatia è cordialmente ricambiata). Le destre radicali, con Casapound in testa, portano avanti una campagna autonoma, decise a concorrere – se rimarranno queste le regole – per una rappresentanza parlamentare legata al superamento dello sbarramento alla Camera. Insomma tante destre non aiutano la ricomposizione di una forza nazionale, sociale e identitaria, in grado di esprimere contenuti laburisti e insieme salde radici volkish. La tentazione al particolarismo prevale sulla possibilità di creare una grande forza politica popolare per l’Italia.

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