Un mondo molto ampio e vario si è dato appuntamento annuale a Roma e quest’anno la partecipazione al Pellegrinaggio è stata molto ampia. E’ molto importante cercare di capire il clima, quale sia il “blocco sociale di riferimento”, e che pensieri passino fra i partecipanti a questo pellegrinaggio di cui i media non danno conto, ma che pure si snoda ogni anno per le vie dell’Urbe sempre più numeroso, per giungere sino al centro della cristianità. I partecipanti vengono principalmente da Italia, Stati Uniti, Polonia, Ungheria, Francia, ma anche sud America e Giappone.
Un discorso simile vale anche per le vocazioni. Molti nuovi sacerdoti ormai nascono celebrando principalmente secondo il Messale classico, ritenuto rispetto a quello moderno più consono alla ricerca di silenzio e compostezza richiesti dal confronto con la modernità. La ricerca specifica del silenzio sembra essere uno dei motivi per cui le giovani generazioni dei millennials si stiano lentamente ma inesorabilmente avvicinando alle forme rituali tridentine.
Un altro aspetto interessante è la creatività che viene espressa nell’ambito del Summorum Pontificum. Quest’anno in San Pietro, dove la celebrazione è stata celebrata sotto la Cattedra del primo Papa, la musica è stata composta per l’occasione dal Maestro Aurelio Porfiri, sulla base della Messa de Angelis, dimostrando che si può comporre musica tradizionale ma contemporanea, perché la Messa è un’entità viva, non ingessata e quindi deve essere uno stimolo per la genialità delle menti dei migliori artisti.
Il tutto si è poi chiuso, come da tradizione, la domenica mattina, presso la parrocchia della Trinità dei Pellegrini, uno dei centri della celebrazione della liturgia classica, retta dalla Fraternità Sacerdotale San Pietro. Per non farsi mancare niente, i pellegrini hanno assistito ad una messa solenne celebrata secondo il rito antico domenicano, addirittura precedente al messale di San Pio V. I fedeli hanno potuto conoscere una cerimonia codificata nel 1250.
Cosa lascia dunque il pellegrinaggio del 2017? Sicuramente la dimostrazione che, nonostante molti tentativi di affossarla, la tradizione liturgica occidentale sta riemergendo in modi inaspettati, portata avanti da una generazione da cui, per via di un cliché improprio, ci si aspetterebbe solo disinteresse e nichilismo.