Estat&racconti. Il treno arriva a Monterano e Manziana tra natura e comunità

 

La stazione di Manziana – Canale Monterano dista pochi chilometri dalla fermata di Bracciano. Sul tabellone di marcia è una tappa fondamentale, che riserva non poche sorprese. C’è storia, arte e natura. Non manca neanche la buona cucina! La stazione è a pochi metri di distanza dal paese di Manziana ed è sovrastata dal palazzo Tittoni: basta salire una scalinata per raggiungere la piazza principale e ammirare la facciata sobria e raffinata del nobile edificio.

 

Tittoni a Manziana, la terra e un altro modo di possederla

 

Il senatore e giurista Tommaso Tittoni è un protagonista indiscusso della storia del diritto italiano. La sua famiglia aveva ampi possedimenti terrieri a Manziana, dove risiedette per anni nel palazzo che oggi si affaccia sul balcone panoramico del paese. Per molti è un nome poco familiare, ma la sua carriera politica e giuridica ha la lasciato un’impronta indelebile nel nostro diritto. Era un diplomatico e per dieci anni fu presidente del Senato del Regno d’Italia, ma si interessò anche di agronomia e di geologia. Seguendo i lavori agricoli, prese coscienza delle problematicità sollevate dalla questione agraria a cavallo dell’Ottocento e del Novecento. Si avvertiva soprattutto l’esigenza di sistemare nei catasti municipali, regionali e nazionali le proprietà terriere collettive e le terre ad uso civico e definire i criteri per riconoscerle. Accanto ai poderi privati, gli abitanti di Canale Monterano e di Manziana, come avveniva in tutta Italia, avevano modo di sfruttare da secoli vasti appezzamenti terrieri e i boschi circostanti. Era una consuetudine dell’antico sistema feudale che giustificava in età moderna l’uso collettivo delle terre. Tommaso Tittoni fu il promotore politico della legge del 4 agosto 1894, con la quale si istituivano le Università Agrarie, ovvero realtà associative a tutela delle proprietà collettive. Gli Usi Civici, in linea con il conservatorismo di Tittoni, ponevano un freno ai fermenti rivoluzionari dei contadini del primo Novecento. In questo modo si garantivano gli interessi dei braccianti (libero uso della terra), la cura dell’ambiente (lo sfruttamento era legato ai bisogni reali dei singoli o delle famiglie) e la stabilità sociale (fine della lotta di classe).

 

Monterano, gli etruschi e Bernini

 

Spostandoci di qualche chilometro, si può raggiungere la riserva naturale di Monterano. E’ un sito di grande interesse storico, incorniciato nel verdeggiante ambiente della Tuscia romana e dei Monti della Tolfa. Canale Monterano, invece, risale agli inizi del XIX secolo, dopo che i suoi abitanti abbandonarono progressivamente l’antico castello di Monterano. Nel 1799 gli abitanti dei paesi della Campagna Romana imbracciarono le armi per porre fine all’occupazione francese: l’anno prima Napoleone Bonaparte aveva occupato militarmente Roma e lo Stato pontificio. La guerra civile fu cruenta, con saccheggi, imboscate e retate. Il vecchio borgo era un crocevia inevitabile: i ribelli e le truppe napoleoniche la saccheggiarono ripetutamente, costringendo gli abitanti a lasciare le proprie terre per trasferirsi in luoghi più sicuri. La riserva naturale custodisce i resti dell’antico castello degli Orsini, che qui risiedettero, e i ruderi del villaggio e del convento di San Bonaventura. Monterano, come la vicina Manziana, ascrivono nel loro nome le origini etrusche. L’intero territorio infatti era consacrato al dio dell’oltretomba Manth: i boschi, i fiumi e i vasti prati erano luoghi sacri all’antico dio etrusco. Dopo la conquista di Veio e di Sutri i romani occuparono Monterano, colonizzando l’intero circondario. Nel medioevo fu sede vescovile e divenne proprietà delle famiglie romane più ricche e influenti (Colonna, Della Rovere…). Nel 1492, mentre Cristoforo Colombo scopriva il Nuovo Mondo, Gentile Virginio Orsini, signore di Bracciano, acquisì il castello e due secoli dopo fu ceduto agli Altieri. Il nobile casato romano diede immediatamente inizio ai lavori di abbellimento del palazzo signorile, cantieri che erano già stati avviati dagli Orsini. Per le decorazioni venne ingaggiata la bottega di Gian Lorenzo Bernini, che probabilmente prese parte personalmente alla realizzazione del leone di pietra che orna tuttora la facciata principale del palazzo.

 

Bellezza, storia e natura fanno di Monterano e di Manziana posti splenditi e a misura d’uomo. Quando si lasciano quei luoghi, si va via felici di aver visitato un territorio esemplare per la gestione dei beni comuni e con un paesaggio gradevole.

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Alfredo Incollingo

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