Esteri. Il viaggio di Putin a Parigi da Macron: un nuovo inizio tra Russia e Francia

Putin e Macron
Putin e Macron

Al Gran Trianon di Versailles, Macron e Putin hanno inaugurato la grande Esposizione (che rimarrà aperta sino al 24 settembre) ‘Pietro il Grande, uno zar in Francia, 1717′, sui 300 anni dalla visita dello zar Pietro e l’inizio delle relazioni diplomatiche tra i due Stati. Organizzata in collaborazione con il Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, la mostra presenta 130 opere significative sul periodo e la personalità del primo Imperatore di Russia (dal 1721), l’ “occidentalizzante”  Pietro I Romanov “ il Grande”.

In quell’occasione il giovanissimo Re Luigi XV ed il reggente duca d’Orléans lì diedero il ricevimento ufficiale all’illustre ospite.  Alla morte del bisnonno Luigi XIV, il Re Sole, deceduto nel 1715 dopo 72 anni di regno,  si riunì il Parlamento di Parigi: oltre ai parlamentari anche aristocratici e principi del sangue si riunirono per la prima volta dopo anni. Il nipote Filippo d’Orléans aprì la seduta e venne data pubblica lettura delle volontà di Luigi XIV, che aveva legittimato due suoi figli naturali avuti con la marchesa di Montespan, il duca di Maine ed il conte di  Toulouse. Al termine della lettura, annullata la volantà dell’estinto sovrano, Filippo propose ai membri del Parlamento riuniti di nominarlo unico reggente e di abolire il Consiglio di Reggenza. I membri del Parlamento accolsero con favore la proposta del duca d’Orléans, che divenne reggente del giovanissimo re Luigi XV. Mentre Filippo aveva trasferito la sua dimora al Palais-Royal, Luigi venne mandato nel castello di Vincennes, fuori Parigi, immerso nel verde di una foresta dove il re avrebbe potuto godere di un’aria più salubre di quella della capitale. Pertanto il giovane Re non risiedeva allora a Versailles, ma per l’ospite venuto da lontano si fecero, ovviamente, le cose in grande. Come il nuovo presidente Emmanuel Macron con Vladimir Putin.

Il vertice Putin-Macron

L’incontro ha tentato di rilanciare il dialogo Parigi-Mosca, dopo 5 anni di tensioni diplomatiche sulle questioni siriana e ucraina. Quattro giorni dopo l’insistito saluto con Donald Trump, il primo incontro del neopresidente francese con il capo del Cremlino ha rappresentato un nuovo test per Macron, che nella conferenza stampa congiunta ha auspicato l’unione “degli sforzi contro il terrorismo” e ricordato la necessità  del “rispetto per tutte le minoranze” (compresi gli omosessuali ceceni!). Qualsiasi utilizzo di armi chimiche” in Siria “sarà oggetto di rappresaglia e risposta immediata da parte dei francesi” ha detto il Presidente francese al termine.

Putin appare oggi un uomo alquanto preoccupato. Con il giovane Presidente che lo ha ricevuto a Versailles Putin non ha attriti, né contenziosi, solo un rapporto da costruire. Ma Trump, l’uomo su cui aveva puntato molto, è stato costretto ad alzare i toni contro la Russia per fugare il sospetto di un legame tra il Cremlino e la squadra della sua campagna elettorale. Putin non può ora contare su di un contatto privilegiato con la Casa Bianca e parallelamente si sta impantanando sempre più in Ucraina e Siria. Come in Ucraina, anche in Siria Putin ha bisogno di una via d’uscita, perché ora che ha salvato Bashar al Assad pare diventato ostaggio di Damasco: non può più scagliarsi contro di lui senza apparire incoerente lanciandosi in un’avventura pericolosa, ma non può nemmeno costringerlo ad accettare un compromesso con l’insurrezione, perché Assad ha il sostegno dell’Iran.

Gli scenari per Putin

L’orizzonte internazionale del Presidente russo è complicato. Putin avrebbe bisogno di poter riallacciare i rapporti con l’Unione Europea per allargare il suo orizzonte. In questo senso l’elezione di Macron gli permette di rivolgersi alla Francia senza andare a Canossa, senza rimangiarsi la parole. È nell’interesse di entrambi, perché Putin ha bisogno di voltare pagina e Macron regalerebbe prestigio a sé ed alla Francia se riuscisse nell’impresa di recuperare la Russia.  Putin – che durante la campagna elettorale francese aveva ricevuto al Cremlino Marine Le Pen – aveva cancellato una visita a Parigi nell’autunno scorso, per l’inaugurazione del nuovo Centro culturale e spirituale russo, a cui François Hollande aveva declinato di partecipare. L’unico tema che Hollande era disposto ad affrontare con il Cremlino era la Siria. Erano i giorni dei bombardamenti su Aleppo.

La sintonia del Cremlino con Fillon e la Le Pen, ma “ora si riparte”

Se Mosca ha preso apertamente le parti di François Fillon e di Marine Le Pen in campagna elettorale, dopo l’esito del voto alle presidenziali francesi Putin si è subito congratulato con Macron ed ha sottolineato “la necessità di superare la sfiducia reciproca e di unire le forze per assicurare la stabilità e la sicurezza internazionale”. Mosca considera la visita dei giorni scorsi come la possibilità di un reset delle relazioni: “È una nuova partenza”, ha assicurato l’ambasciatore russo a Parigi, Aleksandr Orlov.

Lo zar Pietro 

Pietro il grande, Zar

Ciò detto del presente, che impressione fece allora, tre secoli fa, lo zar Pietro? Curioso, appassionato d’arte, di scienze, di tecniche, Pietro ebbe numerosi incontri con artisti, accademici, intellettuali, con personalità significative, compresa l’ultraottantenne marchesa Françoise di Maintenon, l’ultima amante (e, pare, moglie morganatica e secreta del defunto Luigi XIV).

“Venerdì 11 Giugno 1717 lo Zar si recò da Versailles a Saint-Cyr, ossia il collegio per giovinette fondato da Madame de Maintenon, nel quale lei stessa si era ritirata dopo la dipartita del Re Sole: egli visitò tutta la casa, e vide le ragazze durante le lezioni. Ebbe l’accoglienza riservata ai Re. Ma Pietro volle vedere Madame de Maintenon, che, in  previsione di questa richiesta, si era distesa a letto, con tutte le tende chiuse, meno una, aperta solo per metà. Lo Zar entrò in stanza, e direttamente andò ad aprire le tende delle finestre, poi le cortine del letto, e si mise a scrutare con tutto comodo Madame, senza dire alcuna parola, nè lui, nè lei. Poi se ne andò, senza accennare nemmeno un inchino. Madame ne rimase molto stupita e più ancora mortificata; ma si sa, il defunto Re non c’era più.”

Con queste parole, il grande memorialista Saint-Simon ricordò la visita e così lo descrisse:

« Questo monarca si fece ammirare per la sua estrema curiosità, sempre tendente alle sue vedute sul governo, sul commercio, sull’istruzione, sulla polizia, e questa curiosità tutto attingeva e niente disdegnava, i cui minimi tratti avevano un’utilità conseguente, marcata, sapiente, che non stimava che quel che meritava esserlo, nel quale brillava l’intelligenza, la giustezza, la viva tensione del suo spirito. Tutto mostrava in lui la vasta estensione dei suoi lumi e qualcosa di continuamente conseguente. Egli univa in un modo del tutto sorprendente la maestà più alta, più fiera, più delicata, più sostenuta, nello stesso tempo la meno imbarazzante quando l’aveva stabilita in tutta la sua sicurezza, con una cortesia che sentiva e sempre e con tutti e da padrone ovunque, ma con i propri gradi secondo le persone. Aveva una sorta di famigliarità che veniva dalla libertà; ma non era esente da una forte impronta di quell’antica barbarie del suo paese che rendeva tutte le sue maniere pronte, perfino precipitose, le sue volontà incerte, senza però voler essere costretto né contraddetto su nemmeno una ». (Saint-Simon, Mémoires, Paris 1983, p. 352-353).

Lo Zar era probabilmente, come sottintende il memorialista, “un grosso zoticone”,  semplice nei modi, solito conversare e fare confidenza anche con semplici artigiani e marinai e  l’abitudine di attribuire incarichi pubblici anche a persone di umili origini, purché capaci; al contempo, però, rigido, terribile nell’ira, crudele ogni qualvolta incontrasse opposizione: Un autocrate dotato di una insaziabile forza di volontà, caparbio; in quanto ai risultati, sebbene non fu in grado di colmare il divario tra la Russia e l’Europa occidentale, promosse attivamente l’industria, il commercio, l’educazione, la cultura e fece del suo Paese una grande potenza. Rimanendo nell’intimo un barbaro, che nel 1718 non risparmiò neppure il proprio figlio ed erede, Alessio, torturato e fatto uccidere.

Putin avrà probabilmente dato un’occhiata non disinteressata al ponte Alessandro III,  che collega il Grand Palais ed il Petit Palais all’Hôtel des Invalides. L’imponente costruzione,  destinata a celebrare l’alleanza tra lo Zar Alessandro III ed il Presidente francese, Marie François Sadi Carnot, in stile Art Nouveau, riccamente decorata ed inaugurata in occasione della grande Esposizione Universale del 1900. Allora Alessandro III, sempre più insofferente nei confronti della Germania del nuovo Kaiser Guglielmo II, mentre la Russia aveva bisogno del danaro francese e la Germania rifiutava di rinnovare il Trattato bismarckiano di Controassicurazione, e nonostante il parere contrario del proprio Ministro degli Esteri, Nikolaj Karlovič Girs, conservatore e filotedesco, contrario ad un’intesa con la Francia, erede della rivoluzione e dei suoi princìpi, Alessandro III ascoltò i suggerimenti del suo ambasciatore a Parigi, Artur Pavlovič Morengejm.

Girs alla fine si convinse e Morengejm il 27 agosto 1891 inviò una nota al governo francese con la quale si proponeva formalmente un’intesa con la Francia.  Un mese prima, Alessandro III aveva accolto una squadra navale francese a Kronstadt  ed aveva visitato l’ammiraglia Marengo. Nella stessa occasione, ad un pranzo in onore dei marinai francesi, lo Zar brindò al Presidente della Repubblica Francese e sulle note della “Marsigliese” si alzò scoprendosi il capo. Il padre dell’ultimo zar, Nicola II, aveva le idee chiare: « In caso di guerra tra Francia e Germania dobbiamo immediatamente gettarci sui tedeschi… Dobbiamo rimediare allo sbaglio commesso in passato e schiacciare la Germania alla prima occasione ». Il 27 dicembre 1893 Girs informò l’ambasciatore di Francia in Russia, Gustave Lannes de Montebello, che Alessandro III aveva approvato la Convenzione Militare dell’alleanza. Il 4 gennaio 1894 il governo francese diede a sua volta l’approvazione. Fu, l’intesa tra il reazionario, assolutista Zar di Tutte le Russie e la Francia repubblicana, la convergenza di due grandi Potenze “terrestri” e, malauguratamente, il più solido “ingrediente” della futura Prima Guerra Mondiale.

La pars costruens nell’incontro Macron-Putin

Oggi la Francia è una Potenza militare di secondo ordine, la Germania non lo è più da 72 anni e la Russia, che gran Potenza militare lo è tuttora, sa bene che non tutto si risolve, su scala planetaria, con gli arsenali bellici che in Europa fanno la differenza.

Quindi ben vengano anche l’incontro di tre ore con Macron e la solita retorica di queste occasioni.  Pietro il Grande “fu il simbolo di quella Russia che vuole aprirsi all’Europa”, ha detto Macron, ringraziando Putin di aver risposto al suo invito di partecipare all’inaugurazione della mostra di Versailles. “Un luogo simbolico”, ha continuato Macron, ricordando la visita del 1717: “L’importante – ha insistito – è il dialogo: da tre secoli, Francia e Russia non hanno mai fermato la loro reciproca amicizia segnata da pensatori, artisti e tutti i Presidenti (e sovrani) che si sono succeduti”, a Mosca ed a Parigi.

*già ambasciatore in El Salvador e Paraguay

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Gianni Marocco*

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