Focus Francia/1. Macron confermerà lo status quo mentre la Le Pen propone svolta epocale

Macron vs Le Pen
Macron vs Le Pen

Avevamo appena ripreso fiato dalle estenuanti nottate per le elezioni americane e ci troviamo di nuovo aggrovigliati in polemiche simili, questa volta provenienti dal suolo di Francia. Nulla di strano se non fosse per due questioni che sembrano passare sempre sotto silenzio e che invece dovrebbero alimentare un dibattito rispettoso di un minimo di verità.

E infatti, in primo luogo c’è da evidenziare una peculiarità tutta italiana. Da noi nascono e si riproducono a velocità supersonica esperti di politica internazionale che sanno tanto di Trump, quanto di Macron, della Le Pen, della Brexit o dei futuri sfidanti della Cancelleria Merkel. Particolare non irrilevante perché il proselitismo politico si nutre anche in parte di questi ‘opinion leader’ che invadono schermi televisivi e prime pagine dei quotidiani con lo scopo dichiarato di orientare il consenso. Tuttavia, qui non si tratta di confutare pregiudizialmente le loro asserzioni o porsi in modo del tutto speculare ad essi e quindi, quasi in maniera spocchiosa, innalzarsi al di sopra degli eventi mostrando una falsa imperturbabilità. No, il punto è un altro e attiene al fatto che le similitudini o le differenze tra le politiche che attueranno una volta eletti i vari leader e sulle quali ora dialetticamente ci scanniamo, potremmo verificarle nel concreto solo nel medio periodo. Il nostro incedere forzato nell’analisi puntigliosa e caparbia su ogni singola proposta dell’uno (Macron) o dell’altra (Le Pen) rischia di essere infatti smentita un attimo dopo l’elezione.

In secondo luogo, va annotata questa incapacità o meglio la non volontà di comprendere che il contesto differente da Paese a Paese non può obbligare facili correlazioni. Cioè non possiamo per esempio ritenere che una vittoria di Trump in America possa far sorgere populisti come funghi in tutto l’occidente. Lo stesso vale per l’Europa. I modelli istituzionali e costituzionali dei singoli Paesi della ‘vecchia Europa’, pur nelle loro innumerevoli increspature, sono così consolidati che solo scelte di rottura e autarchia potrebbero farli traballare in maniera definitiva. Vale a dire che l’elezione di Macron cambierebbe poco o nulla nonostante egli voglia presentarsi come un politico lontano dai partiti tradizionali e ispirato ad un inedito riformismo. E forse solo l’elezione della Le Pen potrebbe far mutare il quadro generale ma a patto che mantenga promesse che sono epocali per le ricadute economiche e di politica estera e soprattutto dirompenti rispetto ai vecchi scenari della Unione e alle antiche alleanze sul piano internazionale. Dovrebbe dunque riuscire in un miracolo: pur agendo in un contesto globale ostile, dovrebbe fare in modo che la sua costruzione teorica di natura pre-rivoluzionaria sul piano culturale possa avere piena praticabilità politica.

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Luigi Iannone

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