Focus Francia/3. Le chance di Marine Le Pen per l’Eliseo e la sfida delle politiche

Una giovane sostenitrice della candidatura patriottica di Marine Le Pen
Una giovane sostenitrice della candidatura patriottica di Marine Le Pen

Salvo cataclismi elettorali nelle prossime due settimane, Marine Le Pen non sarà presidente della repubblica francese. I sondaggi, per quel che valgono, al secondo turno l’accreditano del 40% contro il 60% che andrà a Emmanuel Macron. Dovrebbero verificarsi troppe coincidenze in contemporanea per rovesciare questa previsione: un fortissimo astensionismo al ballottaggio, la convergenza simultanea sulla candidata del FN di molti elettori di Fillon (destra) e Mélenchon (estrema sinistra), un qualche evento esterno che in teoria possa azzoppare il favorito centrista (uno scandalo, un maxi attentato). Fantapolitica, insomma.
L’assalto all’Eliseo da parte dell’esponente “populista” più forte, più accreditata e anche più preparata del panorama europeo, è quindi destinato a fallire trascinando con sé, secondo molti osservatori, anche il sogno egemonico di tanti altri movimenti nazionalisti e antieuropei. Certo, a livello di preferenze complessive Marine è cresciuta rispetto alle presidenziali del 2012 (nelle quali arrivò terza dopo Hollande e Sarkozy con il 17,9%) e non va sottovalutato che arrivare al ballottaggio comporterà l’allargamento della base elettorale e un altro passo avanti nell’impresa di “sdemonizzare” il Front National: se il 40% sceglierà di votare Marine sarà sempre più difficile, in futuro, tenerla al di fuori dell’arco repubblicano.
Di contro va detto che pur essendo cambiato tutto, in Francia e in Europa, la percentuale ottenuta ieri da Marine (21,7%) non è poi lontanissima dal 17,7% raggiunta quindici anni prima dal “vecchio” padre Jean-Marie, arrivato nel 2002 allo storico ballottaggio con Chirac. Vale a dire, l’enorme processo intrapreso dalla figlia con il congresso del 2011 per svecchiare l’immagine del partito e rinnovare un programma politico polveroso, per il momento non sembra aver prodotto granché: 4 punti percentuali in più rispetto al vecchio ex parà. E poi va sottolineato che alle recenti elezioni europee del 2014 e alle elezioni locali del 2015 il Front National aveva superato il 25%. Insomma, per Marine Le Pen dalle urne francesi ieri è uscito un risultato soddisfacente solo a metà, con tante luci ma anche parecchie ombre.

La sfida delle legislative

Segno che il lavoro da fare è ancora tanto, puntando innanzi tutto a consolidare il partito alle elezioni legislative che si terranno a giugno, nelle quali il sistema elettorale francese rischia ancora una volta di annullare l’impatto sul Parlamento il primo partito nazionale. E poi guardando già alle presidenziali del 2022, nelle quali – a meno di improbabili cambi di rotta in campo economico e sociale – la Francia si presenterà con le ossa ancor più rotte e sempre più in balia del terrorismo.
Chi aveva già capito tutto è lo scrittore Michel Houellebecq, uno dei più lucidi intellettuali transalpini ed europei. Senza scomodare il suo ultimo romanzo, Sottomissione, che sembra anticipare la futura deriva islamista della Francia così come più di quarant’anni fa un altro scrittore controcorrente, Jean Raspail, descrisse l’invasione di immigrati dal Terzo Mondo; in un’intervista al Corriere della Sera già un mese fa Houellebecq aveva previsto ogni mossa: il ballottaggio Le Pen-Macron e la vittoria di quest’ultimo malgrado il Paese sia sempre più spostato a destra. Azzardando un’altra profezia, che potrebbe precipitare la Francia ancor più nel caos. O, quanto meno, sull’orlo di una crisi di nervi:

«I francesi sono ancora più a destra rispetto al 2012. È una situazione spaventosa. Macron non ha colpe, presenta legittimamente un programma, ma la democrazia rappresentativa non funziona. Il sistema politico francese è fatto per garantire un’alternanza tra due blocchi, uno vagamente di sinistra moderata e l’altro di destra moderata, che hanno entrambi accanto delle formazioni più estreme. Ma nel momento in cui altre forze importanti appaiono sulla scena il sistema non funziona più. Anche se Macron è molto migliore di Hollande può portare a una catastrofe. La realtà politica non corrisponde alla società, è una situazione da nevrosi».

@barbadilloit

Giorgio Ballario

Giorgio Ballario su Barbadillo.it

Exit mobile version