Focus/1 (di G.Marocco). Cinque secoli fa a Wittenberg la riforma di Martin Lutero

Martin_Lutero_1Montevideo, 13 Marzo 2017

Dal 2008 al 2017 in tutta la Germania sono state organizzate mostre, simposi, feste e concerti per ricordare l’affissione delle tesi di Wittenberg,  allora capitale del piccolo Ducato di Sassonia-Wittenberg (ex DDR). Secondo la tradizione, il 31 ottobre 1517 Lutero (o più probabilmente i suoi studenti) affisse sulla porta della Schlosskirche  (chiesa del castello), 95 tesi in latino, riguardanti il valore e l’efficacia delle indulgenze.  L’affissione di questo elenco, in vista di una pubblica assemblea durante la quale Martin Lutero avrebbe difeso le proprie affermazioni, era allora costume corrente nei centri universitari. Sono passati 500 anni. Si tratta di un evento che ha cambiato il mondo, ricordato  dai suoi compatrioti, non solo luterani, con la loro tipica serietà.  Lutero, monaco agostiniano, teologo, professore e riformatore, si è così trovato al centro di un decennio di eventi e la Germania lo ha ricordato come uno dei suoi cittadini più importanti di ogni tempo.

Martin Lutero nacque a Eisleben (l’odierno Land di Sassonia-Anhalt) il l0 novembre 1483. I suoi ascendenti erano contadini. A ventidue anni entrò nel convento agostiniano di Erfurt, dove approfondì gli scritti di San Paolo e Sant’Agostino. Qui, nel 1507, fu ordinato sacerdote. L’anno successivo Lutero iniziò a insegnare dialettica e fisica nell’università di Wittenberg. La riflessione luterana sul rapporto tra Dio e uomo si fece sempre più intensa, lacerante. Egli elaborò la convinzione  che il favore di Dio non è qualcosa che si possa guadagnare, ma viene concesso per immeritata benignità a coloro che manifestano fede. Dio, e lui solo, ci darà la grazia, la salvezza, giustificandoci. È il punto centrale di tutta la riforma luterana: “La dottrina della giustificazione per fede”. Non c’è più bisogno del mediatore tra Dio e l’uomo, il sacerdote, ma è Dio che nella sua onnipotenza salva chi ha deciso di salvare.

I capisaldi del luteranesimo possono essere così sintetizzati: salvezza per sola fede; l’uomo compie azioni pie poichè è giustificato dalla grazia di Dio, non a causa di esse; libero esame delle Sacre Scritture; sufficienza delle Sacre Scritture, senza mediazione di concili o di papi; negazione dell’infallibilità papale; riduzione dei sacramenti al battesimo ed all’eucaristia (consustanziazione non transustanziazione, cioè negazione della totale conversione della sostanza del pane e del vino nella sostanza del corpo e del sangue di Cristo); sacerdozio universale: tra l’uomo e Dio esiste un contatto diretto; il Purgatorio è una  invenzione umana che confonde il fedele e gli fa credere in un possibile perdono dopo la morte attraverso le indulgenze ed altri meccanismi.

La predicazione contro la vendita delle indulgenze, per le anime del Purgatorio, fu il primo “atto riformatore” intrapreso da Lutero. Le 95 tesi, Disputatio pro declaratione virtutis indulgentiarum, concernevano il valore e l’efficacia delle indulgenze. Chiarissime le tesi 50-51-52: “50. Si deve insegnare ai cristiani che se il papa conoscesse le esazioni dei predicatori di indulgenze, preferirebbe che la basilica di San Pietro andasse in cenere piuttosto che essere edificata sulla pelle, la carne e le ossa delle sue pecorelle; 51.Si deve insegnare ai cristiani che il papa, come deve, vorrebbe, anche a costo di vendere – se fosse necessario – la basilica di San Pietro, dare dei propri soldi a molti di quelli ai quali alcuni predicatori di indulgenze estorcono denaro; 52.È vana la fiducia nella salvezza mediante le lettere di indulgenza, anche se un commissario e perfino lo stesso papa impegnasse per esse la propria anima”.

Lo scontro con le gerarchie ecclesiastiche fu inevitabile. La fama del monaco ribelle si diffuse in tutta la Sassonia: teologi, religiosi, artigiani, studenti, il Principe Elettore e la sua Corte lo sostenevano. Nell’aprile del 1518 Lutero fu citato a comparire davanti al capitolo dell’ordine agostiniano a Heidelberg, ma la cosa si risolse in un nulla di fatto. Contemporaneamente egli dava alle stampe le Risoluzioni riguardo alle 95 tesi, un testo in cui le affermazioni del 1517 venivano ridiscusse in modo più articolato, attraverso citazioni e riferimenti alla Sacra Scrittura. Le Risoluzioni furono inviate a Roma per essere esaminate da papa Leone X – un Medici principe del Rinascimento, figlio di Lorenzo il Magnifico, poco interessato alle questioni di fede e molto all’arte, all’erigenda Basilica di San Pietro, ai piaceri mondani, tanto da esclamare, al momento della sua elezione al soglio di Pietro: “Dio ce l’ha dato, godiamocelo!” – il quale autorizzò l’apertura di un processo nei confronti del monaco agostiniano.

Lutero ebbe sessanta giorni di tempo per presentarsi a Roma. Tuttavia la paura fondata di essere arrestato e condannato senza alcuna possibilità di spiegare le proprie ragioni spinse Lutero a rivolgersi al principe Federico III per ottenere garanzie e protezione. Il legato pontificio, il cardinale Tommaso De Vio, tentò allora di ottenere da Lutero una pubblica e completa ritrattazione, ma poiché egli non si considerava un eretico, rifiutò la richiesta del legato.  Nel gennaio del 1520 si riunì a Roma il primo concistoro contro Lutero, ed in giugno fu emanata la bolla Exsurge Domine che intimava a Lutero di ritrattare ufficialmente le sue posizioni, pena la scomunica. Nell’agosto dello stesso anno Lutero replicò, pubblicando la lunga lettera Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca: del miglioramento dello Stato cristiano, con la quale invitò i nobili, alla lotta contro la Chiesa di Roma contestando l’infallibilità del papa, il monachesimo ed il celibato sacerdotale, stigmatizzando, come già il Savonarola, i mali e peccati di Roma.

La situazione era ormai irreversibile. Il 3 gennaio 1521 con la bolla Decet Romanum Pontificem, Leone X scomunicava Martin Lutero: l’accusa era di eresia hussita. Il principe Federico ottenne garanzie circa la persona di Lutero e che gli si consentisse di esporre le sue ragioni alla Dieta di Worms, alla presenza dell’Imperatore Carlo V. Con il successivo Editto furono però condannate le sue formulazioni teologiche e se ne ordinò la detenzione per processarlo. Il principe Federico organizzò allora un falso rapimento di Lutero allo scopo di tenerlo nascosto nel castello di Wartburg, ad Eisenach.

Il 1522 ed i seguenti anni furono particolarmente aspri e crudeli: impressero al movimento riformatore una svolta in senso rivoluzionario, seguita poi da una fase reazionaria.  Nel maggio del 1524 le insurrezioni contadine divennero una vera e propria ribellione, che si diffuse in tutta la Germania centrale e meridionale. Questi moti vennero poi denominati la  “Guerra dei Contadini”. I proletari svevi avevano accolto il messaggio religioso luterano come un proclama politico di uguaglianza e liberazione. Nell’aprile del 1525 Lutero pubblicò l‘Esortazione alla pace a proposito dei dodici articoli dei contadini di Svevia. In questo scritto, con cui dimostrava di aver scelto ormai definitivamente l’alleanza coi signori feudali, egli prendeva le distanze da quel movimento, esortando i prìncipi tedeschi alla soppressione delle “bande brigantesche ed assassine dei contadini”.

Fu un evento dalle terribili conseguenze (si parlò di 100.000 morti); con la sua scelta  Lutero aveva garantito la sopravvivenza della Riforma, ponendola al riparo dalle posizioni estremiste e garantendole la protezione di vari prìncipi, desiderosi d’incamerare i beni della Chiesa. Nel maggio 1525 gli ultimi insorti della “Guerra dei Contadini”, guidati da Thomas Müntzer, furono annientati a Frankenhausen dal langravio Filippo I d’Assia.

Sopravvisse per un decennio il movimento radicale degli Anabattisti (dall’uso di ribattezzare gli adepti), guidato da Jan Matthys, Johan Bokelson e Bernhard Knipperdolling, che istituì un vero regno di terrore millenaristico in Münster (Westfalia), che chiamarono Nuova Sion, e di cui si proclamarono sovrani. Imposero la totale comunione dei beni, la poligamia forzata per le donne, al punto di proibire la chiusura delle porte delle case perché chi era nel bisogno potesse prendere ciò che gli serviva quando lo desiderava. Fu abolito il denaro ed ogni bene prezioso fu avocato alla causa. Ogni libro, ad eccezione della Bibbia venne bruciato, mentre chi si opponeva veniva eliminato. Solo nel 1535 finì, nelle torture e nel sangue, la rivolta di Münster. L’ascesi anabattista si trasferì comunque altrove, generando altre chiese, quali i Mennoniti e, da questi, successivamente, gli Amish, più prossimi all’etica sociale calvinista, si apure interpretata in modo rigorista.

Nello stesso 1525 Lutero decise di abbandonare la vita pubblica e la veste religiosa. In giugno sposò Katharina von Bora, una monaca di origini aristocratiche, che aveva dismesso l’abito in conseguenza della riforma. Fu un gesto di grande importanza che contribuiva alla formazione della nuova tradizione luterana. I due ebbero sei figli e la loro casa fu uno dei principali centri irradiatori delle idee riformatrici. Estintasi la linea maschile nel ‘700, sopravvive tuttora quella femminile. Anche il Feldmaresciallo e Presidente della Repubblica di Weimar, Paul von Hindenburg, era discendente di Lutero.

Lutero dettò le linee generali per l’organizzazione della Chiesa Evangelica della Sassonia, fornendo il modello fondamentale alle altre Chiese luterane. Negli ultimi anni della sua vita Lutero, forse il più brillante teologo del suo tempo, approfondì la distanza dal cattolicesimo ed espresse una sua condanna violenta e definitiva con l’operetta polemica Contro il papato istituito a Roma dal diavolo (1544). Peraltro, nell’intimo egli rimase sempre un uomo del Medio Evo, socialmente un conservatore, politicamente un suddito obbediente.

Lutero non cambiò i valori della società tedesca. Anzi, vi iniettò dosi  aggiuntive di culto dell’autorità e gerarchia civile. Fu un uomo di profonda spiritualità e di fortissimo carattere, che seppe farsi portavoce del malcontento generale di molti tedeschi, ma la sua personalità era dura, talora rozza, la sua religiosità particolarmente severa e cupa. Non fu un antidogmatico, un apostolo di tolleranza religiosa, ma un  revisore di degenerazioni dottrinali ed etiche  della Chiesa di Roma. Anche se la sua ribellione generò per contagio altre ribellioni, essa schiuse le porte alla affermazione decisiva dello Stato moderno, nella sua versione assolutista, quella del “Cuius regio, eius religio”, stabilita dalla Pace di Augsburg del 1555. Senza Lutero non ci sarebbe stata la Prussia di Federico il Grande e di Bismarck.

Il 18 febbraio 1546 Lutero spirò a a Eisleben. Venne inumato nella Chiesa del castello di Wittenberg dove a tutt’oggi giace il suo corpo. La Riforma, promossa da uomini come Lutero, Melantone e poi Calvino e Zwingli, determinò la formazione di un nuovo movimento religioso nell’Europa Occidentale ed oltre, il protestantesimo, oggi con centinaia di milioni di aderenti.

Riformatore religioso, ma non solo. La Bibbia di Lutero è la traduzione in tedesco, realizzata tra il 1522 e il 1534. L’opera è considerata fondamentale nello sviluppo della moderna lingua tedesca. Il dialetto tedesco usato da Lutero è il tedesco centrale orientale (Ostmitteldeutsche) parlato nella zona di Norimberga. Egli descrive la sua impostazione traduttologica nella sua “Lettera sul tradurre” del 1530. Intenzione esplicita era realizzare una traduzione che fosse adatta al popolo comune. Per la traduzione del Nuovo Testamento Lutero si basò sulla seconda edizione del testo greco curato da Erasmo da Rotterdam, pubblicata nel 1519. Per l’Antico Testamento il lavoro venne svolto a partire dal testo ebraico della cosiddetta Bibbia di Berlino, stampata a Brescia nel 1494. Dal punto di vista culturale e letterario, Lutero influenzò e uniformò in maniera notevole la lingua tedesca. Per poterlo fare, in una Germania frantumata in centinaia di Stati e dialetti, egli creò un nuovo linguaggio, ancorato all’idioma della Germania centrale, arricchito da elementi di altri dialetti.

Questo nuovo linguaggio era comprensibile in tutte le parti della Germania: per la prima volta un libro ebbe una diffusione capillare. Quello che Dante fece per la lingua italiana, lo fece Lutero per la lingua tedesca: la standardizzò e le diede una diffusione a livello nazionale e popolare. Per la prima volta esisteva, con la Bibbia di Lutero, una lingua che figurava come “norma”. La traduzione fu eseguita durante il suo soggiorno segreto nella fortezza della Wartburg, protetto da Federico III, Elettore di Sassonia, dopo l’Editto di Worms. I protestanti, diversamente dai cattolici, ebbero così il “libero accesso alle Sacre Scritture”, senza mediazioni sacerdotali. Venne contestualmente avviata la grande lotta all’analfabetismo, male endemico dei Paesi cattolici, neppur oggi del tutto scomparso.

* già ambasciatore d’Italia in El Salvador e Paraguay

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Gianni Marocco*

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