Politica. La Fiamma ha 70 anni. “Fascisti dopo Mussolini”: lo speciale di Storia in Rete

La copertina di Storia in Rete sul Msi
La copertina di Storia in Rete sul Msi

Ci sono cose che dopo un secolo sembrano ancora attualissime. E cose che appena passate sembrano vecchie di un secolo. La storia del MSI è racchiusa in due date, il settantesimo anniversario della sua fondazione, appena trascorso, e il suo scioglimento 21 anni fa. Oggi tutta quella storia sembra quasi un sogno: possibile che negli anni Quaranta e Cinquanta c’erano persone che potevano dichiararsi apertis verbis “eredi del Fascismo”? Oggi sarebbe impensabile (basti pensare a quanti guai e quanto ostracismo subisce l’esperienza di CasaPound). Possibile che negli anni Settanta c’era gente che per questioni politiche veniva ammazzata a colpi di chiave inglese o bruciata viva mentre dormiva? Oggi al massimo si buttano all’aria due tornelli e si scarabocchia con una bomboletta spray la vetrina di una banca, oggi “la mejo gioventù sta all’Eurospin” (Svart Jugend), oggi la massima aspirazione è mettersi in fila presto per prendere per primi il nuovo prodotto con la Mela sopra… Possibile che negli anni Sessanta, gli anni del boom, c’era un partito di destra che parlava di socializzazione delle imprese, di diritti dei lavoratori, di sindacalismo e corporativismo? Oggi la destra si sta appena risvegliando da un incubo liberale, liberista e libertario, dove ha cantato le lodi del mercato, predicato la privatizzazione dei servizi pubblici e la svendita del patrimonio dello Stato “perché il privato saprebbe gestirlo meglio”.

Ebbene, il MSI è nato un eone fa. E sono solo settant’anni. Il nuovo speciale di Storia in Reteracconta una vicenda che ai figli della “fine della storia” può sembrare mitologia, fantasy. Per chi non ha vissuto quegli anni potrà sembrare impossibile che ciò che lo speciale di Storia in Rete spiega sia avvenuto realmente.

Ma come conclude Fabio Andriola nel suo editoriale, “le passioni che animavano il MSI, in qualunque area ci si riconoscesse, sono forse la cosa che più ci manca oggi. Che più servirebbe oggi”. Oggi abbiamo un vuoto di senso e di prospettive – non solo “a destra” – che spiega per quale motivo le 148 pagine dello speciale di Storia in Rete sembrino quasi fantastoria più che realtà vissuta, fatta di uomini, manifesti attaccati nella notte, comizi in piazza, legnate date e ricevute, militanti arrestati, perseguitati, assassinati… e che quelle passioni manchino lo si percepisce dalle pagine di questo speciale, che grondano di rimpianto, di “occasioni mancate”, “esperienze sprecate”, “patrimoni dispersi”.

Se la Storia serve a qualcosa, quello è costruire l’avvenire, non rimpiangere il passato o peggio farsi divorare dal rimorso (che è lo sport preferito nell’epoca delle “giornate del…”). Chissà se questa proposta editoriale di Storia in Rete non possa nel suo piccolo servire a qualcosa di più che a una ricostruzione da antiquari di un passato che ormai appare irrimediabilmente remoto.

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Alberto Lancia

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