Usa-Ue-Russia. Gli scenari geopolitici tracciati dal ministro Lavrov sul Corriere

Sergey Lavrov, ministro degli esteri della Russia
Sergey Lavrov, ministro degli esteri della Russia

Messaggi distensivi verso Usa e Unione europea, insieme alla riaffermazione della linearità delle posizioni assunte in Ucraina e Siria: queste le tesi espresse in una intervista al Corriere della Sera dal ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, in Italia, per partecipare al Med2016 a Roma, il forum sul Mediterraneo organizzato dalla Farnesina e dall’Ispi.

Stabilizzare rapporti Russia-Usa

“Noi siamo pronti a percorrere la nostra parte di cammino per riportare i rapporti tra la Russia e gli Stati Uniti in una direzione stabile. Partiamo dal presupposto che nel mondo contemporaneo la tutela della stabilità strategica e della sicurezza e la soluzione efficace dei problemi chiave della modernità dipendano molto dai nostri due Paesi”.

Putin for Trump?

“Sono stati i cittadini americani ad “aiutare” Donald Trump a diventare presidente con il voto dell’8 novembre. Come più volte dichiarato dal presidente Putin, noi non abbiamo mai cercato di influenzare la campagna elettorale poiché partiamo dal presupposto che si tratti di un affare interno degli Stati Uniti. Se qualcuno ha cercato di interferire, quelli sono gli alleati degli americani. Andatevi a rileggere quello che hanno detto e scritto di Trump molti leader europei prima del voto”.

Nuova collaborazione con Usa

“Abbiamo fiducia che la nuova Amministrazione non voglia ripetere gli errori commessi da quella uscente, che ha volutamente distrutto le relazioni russo-americane. Naturalmente abbiamo accolto positivamente la propensione alla cooperazione tra i nostri due paesi dimostrata da Trump durante la campagna elettorale. (…) Il 14 novembre scorso il presidente Putin e il presidente eletto degli Stati Uniti hanno avuto la loro prima conversazione telefonica nell’ambito della quale hanno confermato la disponibilità a lavorare insieme per sbloccare la situazione di crisi in cui si trovano oggi i nostri rapporti e risolvere gli attuali problemi internazionali, ivi compreso il contrasto alla minaccia terroristica”.

L’autodeterminazione del popolo siriano
“Fin dall’inizio della crisi siriana, la Russia ha sempre sostenuto e continua a sostenere una soluzione politico-diplomatica attraverso l’avvio di un dialogo inclusivo interno alla Siria. Noi commisuriamo tutte le nostre azioni al diritto internazionale. Durante le operazioni delle forze aerospaziali russe in Siria, condotte dietro richiesta ufficiale del governo legittimo di un paese membro dell’Onu, siamo riusciti a sferrare un duro colpo al terrorismo che si è profondamente radicato nel paese anche grazie ai massicci rinforzi giunti dall’estero. Noi comunque siamo sempre stati convinti che non sia possibile sciogliere il nodo siriano solo per via militare. Il nostro obiettivo principale è quello di fare in modo che i siriani abbiano di nuovo una prospettiva, la speranza di un futuro migliore in uno Stato libero e laico, dove tutti i gruppi etnici e confessionali della popolazione possano vivere in pace e armonia. I tentativi di imporre un’agenda estranea ai siriani hanno già provocato centinaia di migliaia di vittime e feriti, milioni di profughi e di emigranti temporanei, hanno fatto tornare il paese indietro di anni, distrutto le infrastrutture socio-economiche e introdotto nella società siriana elementi di spaccatura etnico-religiosa. Per risolvere tutti questi problemi, i siriani in autonomia, senza ingerenze esterne, devono mettersi d’accordo sulla forma dello Stato, la sua struttura politico-amministrativa e successivamente, con un percorso democratico, decidere chi governerà il paese. (…) il conflitto siriano può essere ricomposto solo dai siriani stessi. Quindi ci appelliamo ancora una volta ai partner occidentali e regionali perché rinuncino a tentativi di ingegneria geopolitica nell’area, rispettino la sovranità e l’integrità territoriale della Repubblica Araba di Siria e favoriscano tutti insieme il raggiungimento dell’obiettivo principale: il ritorno della vita di questo Stato in un alveo pacifico”.

Il fronte dell’Est Europa

“Oggi assistiamo al più imponente incremento del potenziale militare dalla fine della “guerra fredda”, al rafforzamento della presenza e dell’infrastruttura della Nato nel suo fianco orientale, al fine di esercitare una pressione politico-militare sul nostro paese. Ai confini russi si svolgono esercitazioni dei paesi del blocco che hanno spesso carattere palesemente provocatorio. Con il pretesto della fantomatica “minaccia da est”, nei paesi dell’Europa Centrale e Orientale vengono stanziati mezzi pesanti e truppe americane, mentre compaiono nuovi elementi della struttura di comando dell’Alleanza. Tutte queste operazioni sono state approvate in luglio dal vertice della Nato a Varsavia, che in sostanza ha confermato una politica a lungo termine di ulteriore rafforzamento della sua componente militare. Sempre più netta si fa la sensazione che gli Usa e la Nato continuino scientemente a innalzare il livello della tensione. Queste misure si iscrivono nella pluriennale linea politica distruttiva condotta dall’Alleanza dell’Atlantico del Nord, che persegue il dominio politico-militare negli affari europei e mondiali e il contenimento della Russia. (…) Siamo disponibili al dialogo a alla collaborazione con la Nato, ma solo ed esclusivamente su un piano di parità, com’è scritto nei documenti costitutivi del Consiglio Russia-Nato”.

Caso Ucraina
“La parte ucraina non ha nessuna fretta di agire nella logica degli accordi siglati; reinterpreta a proprio uso e consumo i risultati degli incontri “di Normandia” anche di quelli svoltisi al massimo livello. Tale prassi mina gli sforzi comuni fatti per la ricomposizione definitiva dei contrasti. Quanto prima le autorità di Kiev riconosceranno la necessità di rispettare i propri impegni derivanti da “Minsk-2” – innanzitutto sul versante politico: riconoscimento al Donbass di uno status speciale; elezioni locali; amnistia e riforma costituzionale – tanto più rapidamente potremo essere testimoni del completo rispetto del “pacchetto di misure”. Ricordo che stiamo parlando di valori europei “classici”: i cittadini devono avere il diritto all’autogestione locale, devono poter parlare e studiare nella propria lingua, vivere secondo le proprie usanze”.

I rapporti Italia-Russia

“Le sanzioni della Ue alle quali ha aderito l’Italia e le misure russe di risposta hanno avuto un impatto negativo sulla collaborazione economica e commerciale bilaterale. (…) L’Italia oggi è il sesto partner commerciale della Russia, mentre per un lungo periodo è stata il quarto. È significativo il fatto che il quinto posto è ora occupato dagli USA. Washington, promotore di gran parte delle norme antirusse, non ne sopporta i costi. Su questo punto i nostri partner italiani e in generale quelli della UE hanno di che riflettere. Registriamo che gli ambienti politici, economici e sociali italiani esprimono sempre più attivamente la propria insoddisfazione per la politica delle sanzioni e sostengono un ritorno alla crescita delle relazioni bilaterali. Sappiamo che gli umori a favore dello sblocco dei rapporti economico-commerciali con la Russia sono molto diffusi anche nelle regioni italiane e che diverse di queste hanno approvato risoluzioni a favore della revoca delle sanzioni. Speriamo che Roma voglia costruire i suoi rapporti con Mosca a partire in primo luogo dai propri interessi”.

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