Comunque la si pensi, bentornati Rangers. In Scozia è tempo di festa perchè, finora, troppo inoperosi s’è stati ad osservare lo stradominio dei Celtics. È tornato l’Old Firm, il derby più vecchio del mondo. Sicuramente il più sentito, il più vero perchè oppone due concezioni della vita in Gran Bretagna nettamente differenti: da una parte i protestanti, lealisti, orangisti, fieramente legati a ragionamenti liberali; dall’altra i cattolici, gli incazzati, coloro che volentieri farebbero a meno della regina, di Londra e dell’Union Jack.
La sorte, si sa, ama scherzare e a fallire era stato proprio il club della buona borghesia compita e composta e non la squadraccia di ragazzetti affamati che s’era inventata un sacerdote. I Rangers sono precipitati giù, con tutto il peso della loro sconfinata bacheca, con tutto il dramma di chi deve fare i conti con la realtà di una miseria nera e la memoria di tempi d’oro.
Fondamentale la vittoria contro il Dumbarton. Un solo gol (al 50esimo by mister Tavernier) è bastato agli azzurri per afferrare l’obiettivo del ritorno in massima serie con quattro giornate d’anticipo sulla fine del campionato. Una vittoria che “serve a raddrizzare i torti subiti”, come ha tuonato capitan Kenny Miller riferendosi alla scorsa e travagliata stagione. Adesso è fatta. Glasgow tornerà a dividersi (ma quando mai s’è veramente “unita” o quantomeno “rasserenata”?) e a tifarsela pro e contro in un solo torneo, in un solo rettangolo di gioco.
Ora la corsa è finita e il prossimo campionato finalmente vedrà il campionato scozzese riassumere una certa importanza. Almeno nel giorno del derby glasvegiano. Hoops contro Gers, ancora una volta.
@barbadilloit