La storia. Luigi Monti il pilota venuto dal Sud per cercare la pace fra Brindisi e la Rsi

Il capitano pilota Luigi Monti durante la Guerra di Spagna Siviglia, 1937).
Il capitano pilota Luigi Monti durante la Guerra di Spagna Siviglia, 1937).

To Sig. Luigi Monti with grateful thanks for your assistance from N. 1 Special Force, May 1945” si legge su una elegante tabacchiera, consegnata alla famiglia Monti di Sansepolcro appena dopo la II Guerra Mondiale.

Quel piccolo oggetto, con incisi riconoscimento e gratitudine delle forze speciali britanniche, è la testimonianza di una vicenda straordinaria, fra realtà e spy story. E’ l’avventura del capitano pilota Luigi Monti della Regia Aeronautica…

Luigi Monti nasce a Sansepolcro (AR) nel 1911, terzo genito di una famiglia che conta quattro sorelle. Dopo gli studi liceali a Firenze parte militare; sceglie la carriera di ufficiale della Regia Aeronautica (RA). Dopo l’addestramento, è assegnato al 4^ Stormo Caccia. Serve nella Guerra Civile spagnola, sin dalle prime schermaglie dell’estate del 1936 quando, in abiti civili ed inquadrati nella Legione spagnola (Tercio), nostri piloti guidati da Ettore Muti (gerarca del Gran Consiglio, già ardito e legionario fiumano) e dal tenente colonnello pilota Ruggero Bonomi raggiungono il teatro dei combattimenti. Fino al dicembre dello stesso anno, quel reparto operativo assumerà il nome di Aviacion del Tercio.

Il colonnello Ernesto “Gamba di Ferro” Botto ai tempi del suo servizio in Spagna.

La seconda guerra mondiale vede Luigi impegnato nel Mediterraneo e in Africa Settentrionale, al comando della sua 84^ Squadriglia (periodo di comando, 1939-1941). Con due Medaglie d’Argento al Valor Militare, lascia l’unità a fine 1941 per andare a dirigere i corsi della Scuola Caccia di Gorizia, allora guidata da un’energico ufficiale, Ernesto Botto.

Il colonnello Ernesto “Gamba di Ferro” Botto (asso con 8 abbattimenti) è un personaggio da romanzo. Persa una gamba in Spagna, si fa montare una protesi e torna a volare, al comando della 73^ Squadriglia del 4^ Stormo, lo stesso reparto di Luigi. E’ un comandante nato, Ernesto, di quelli che ti trovi a seguire non perché ordinano, ma perché credono e vivono di dovere e di passione. Un capo, con la “C” maiuscola, insomma. Dal settembre 1943 al marzo 1944 è sottosegretario dell’Aeronautica Nazionale Repubblicana (ANR), forza aerea della RSI. Ed è nei tragici, concitati mesi che seguono l’Armistizio dell’8 Settembre 1943, che inizia la vicenda straordinaria del capitano Monti.

Bombardiere quadrimotore britanncio Handley Page Halifax, come quello dal quale si lanciò il capitano Monti.

Missione speciale In Sono un aviatore non un criminale (edito da Associazione Culturale 4^ Stormo, Gorizia, 2010) l’Autore e figlio del capitano, Bernardo, racconta che il generale della RA Pietro Piacentini assegna al padre una missione segreta al Nord. L’ufficiale, infatti, ai tempi era a Brindisi, fedele al giuramento a Re Vittorio Emanuele III. Secondo i dati raccolti dalla RA, l’improvvisa sostituzione di Botto con Arrigo Tessari (generale di Brigata Aerea, dal marzo al luglio ’44 sottosegretario dell’ANR) e le tensioni (reali) fra Luftwaffe e ANR, avrebbero potuto essere chiave per far desistere i colleghi della RSI dalla loro attività.

Stando al libro di Bernardo Monti, anche i comandi anglo-americani avrebbero sollecitato la missione, poiché preoccupati da quella spina nel fianco che erano i caccia italiani dell’ANR, impegnati ad intercettare e ad abbattere i Liberator diretti in Germania.

In azione Nella notte fra il 13 e il 14 giugno 1944, un bombardiere Halifax della Special Force N. 1 lancia il capitano Monti sulle pianure venete; qui, Luigi entra in contatto con una banda partigiana. Dopo un rocambolesco viaggio attraverso la Lombardia e Milano, giunge a Torino dove incontra l’ex comandante Botto, da poco destituito dal sottosegretariato. Gli riferisce tutto: cosa fa al Nord e qual è il suo compito. Botto, stando allo studio di Bernardo, gli accorda  il suo aiuto: incontrerà Adriano Visconti*, maggiore  comandante del I Gruppo Caccia Terrestre “Asso di Bastoni” e leggenda del cielo.

La special mission di Luigi capita a fagiolo: nell’estate 1944, infatti, i tedeschi, su iniziativa personale di von Richtofen (Feldmaresciallo della Luftwaffe), stanno disarmando i reparti di volo italiani, costringendo i piloti ad aderire alla Legione Aerea Italiana, come anche aveva raccontato il sottotenente pilota Benetti in A difendere i cieli d’Italia. C’è malumore fra i reparti; non mancano, poi, casi di forte attrito: al 2^ Gruppo, il tenente colonnello Aldo Alessandrini induce i germanici, armi in pugno, a desistere da ogni iniziativa contro la sua unità. Visconti ha visto il I Gruppo “decimato” da una licenza straordinaria concessa da Tessari, probabilmente per assecondare il potente alleato. Tuttavia, rifiuta la proposta di Monti, perché non vuole tradire i suoi commilitoni caduti.

Lasciato il capoluogo piemontese, fra una cattura dei partigiani (ai quali scampa anche grazie a Gamba di Ferro) e un crescente “interesse” di fascisti e tedeschi per le sue attività dietro le linee, Monti raggiunge Gorizia dove cerca, ancora una volta vanamente, di spingere gli aero siluratori a passare al Sud. Resterà in territorio nemico fino all’Aprile 1945.

Tornato alla base, il capitano riceve gli elogi sia del comando della Regia Aeronautica, sia degli Alleati. La missione non è andata a buon fine, ma la singolarità e la pericolosità dell’azione non sono passate certo inosservate.

L’asso della Regia Aeronautica e dell’Aeronautica Nazionale Repubblicana maggiore pilota Adriano Visconti.

Uno strano eroe Luigi: lanciato da un Halifax per far disertare coloro che, fino a pochi mesi prima, erano suoi commilitoni. Eppure, durante e dopo il viaggio al Nord, la sua volontà era stata solo quella di aiutare piloti e famiglie a ricongiungersi con la Regia e a non incappare in quelle vendette che, di lì a poco, avrebbero insanguinato il Settentrione. Il caso del maggiore Visconti ne è tragico esempio: convinto alla resa da ufficiali di Badoglio, pur avendo ricevuto garanzie di incolumità per sé e per i suoi uomini, finisce ammazzato per mano di un partigiano russo, della brigata di Aldo Aniasi (futuro sindaco di Milano e Ministro della Sanità) a Milano, il 29 aprile 1945.

Monti, un eroe dimenticato, dunque, ma il cui gesto, di coraggio e di genuina ingenuità, valeva la pena essere raccontato.

*4 MAVM (una quinta concessa alla memoria), 3 MBVM. Asso con 24 abbattimenti. Una sua foto è esposta al National Air and Space Museum di Washington come asso italiano. 

@barbadilloit

@marco_petrelli

Marco Petrelli

Marco Petrelli su Barbadillo.it

Exit mobile version