Chiesa. Tra Papa Francesco e Kirill sintonia su Tradizione, Europa e famiglia naturale

francesco KirillA Cuba, nella comunistissima (forse una volta) l’Havana. Lo storico abbraccio tra il vescovo di Roma e il patriarca di Mosca e di tutte le Russie avviene a metà strada. In mezzo c’è il Pacifico e la benedizione di Vladimir Putin. Cambia la visuale geopolitica mondiale e l’Europa si scopre lontana, nello spazio e nel tempo. Francesco e Kirill preferiscono il nuovo mondo per sotterrare un’ascia di guerra millenaria e lanciare le nuove tappe della missionarietà cristiana. Sì, perché quello tra i due vescovi «hermanni» – così si sono definiti reciprocamente – è un incontro che disegna un programma pastorale comune. E dove l’ecumenismo teologico non può ancora arrivare, le due Chiese intanto puntano al concreto, a una sinergia di forze iscritta in questo momento storico.

Medio Oriente

Insomma: baci, abbracci e molto di più. La dichiarazione comune firmata ieri disegna un quadro di preoccupazioni che respirano a «due polmoni», per dirla con Giovanni Paolo II (il pellegrino ecumenico, così – non a caso –  è ricordato tra le mura della basilica cattolica oggetto di devozione ortodossa dedicata a San Nicola a Bari). E si parte dall’America Latina, la terra più dinamica della cristianità contemporanea. Sullo sfondo c’è la sofferenza dei battezzati mediorientali: «Le loro chiese – si legge – sono devastate e saccheggiate barbaramente, i loro oggetti sacri profanati, i loro monumenti distrutti. In Siria, in Iraq e in altri paesi del Medio Oriente, constatiamo con dolore l’esodo massiccio dei cristiani dalla terra dalla quale cominciò a diffondersi la nostra fede e dove essi hanno vissuto, fin dai tempi degli apostoli, insieme ad altre comunità religiose». E scatta l’invito alla comunità internazionale: «È essenziale – dichiarano – assicurare un aiuto umanitario su larga scala alle popolazioni martoriate e ai tanti rifugiati nei paesi confinanti».

Radici cristiane

Il richiamo è anche all’Unione Europea, affinché il suo processo d’integrazione sia rispettoso della religione dei padri: «Siamo convinti che l’Europa debba restare fedele alle sue radici cristiane. Chiediamo ai cristiani dell’Europa orientale e occidentale di unirsi per testimoniare insieme Cristo e il Vangelo, in modo che l’Europa conservi la sua anima formata da duemila anni di tradizione cristiana». Nella pratica, il campo d’azione comune è e resta la famiglia: «Il centro naturale della vita umana e della società. Siamo preoccupati dalla crisi della famiglia in molti paesi. Ortodossi e cattolici sono chiamati a testimoniare la loro apertura alla procreazione e all’educazione dei figli, la solidarietà tra le generazioni e il rispetto per i più deboli».

Unioni gay

Un richiamo in trasparenza è sulle legislazioni riguardanti le unioni tra persone dello stesso sesso: «La famiglia si fonda sul matrimonio, atto libero e fedele di amore di un uomo e di una donna. Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità come vocazione particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio, santificato dalla tradizione biblica, viene estromesso dalla coscienza pubblica».

Per la famiglia 

In altri termini, Bergoglio e Kirill che tengono a far sapere: «Siamo anche preoccupati dallo sviluppo delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, perché la manipolazione della vita umana è un attacco ai fondamenti dell’esistenza dell’uomo, creato ad immagine di Dio. Riteniamo che sia nostro dovere ricordare l’immutabilità dei principi morali cristiani, basati sul rispetto della dignità dell’uomo chiamato alla vita, secondo il disegno del Creatore».

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Fernando Massimo Adonia

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