Hanno successo, ‘sti ragazzi. Alla faccia di quelli che continuano, imperterriti, a venerare vinili dall’alto del loro cerasiello metal-rock-indie. Contro Il Volo non si può combattere, arrendetevi. Rappresentano tutto ciò che si deve avere per essere il nipotino perfetto, di quelli che ogni nonna sogna di ingrassare a Natale, Pasqua e feste comandate. Belloccio, vestito elegante, cuore alle canzoni dei bei tempi che furono. Insomma, sono tre belli guagliuni aggarbati che rischiano di travolgere ogni schema musical-commerciale: vuoi vedere che Piero, Ignazio e Gianluca formano la prima boy band per sole nonne?
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Virtuosismi e scelte musicali, non le posso discutere. Da antico fan di Scamarcio (Piero e non Riccardo, nota bene!) le lascio a musicologi, musicisti e critici del pentagramma. Solo che è insopportabile il profumo di naftalina che sprigionano le loro esibizioni. A ‘sto punto, se la suggestione è quella, meglio ascoltare direttamente Claudio Villa l’originale che almeno qualche vizio ce l’aveva e a stornelli non lo batteva nessuno. La gioventù vecchia e la vecchia gioventù non dipendono dalle scritte che i Comuni vergano sulle carte d’identità ma dal culto, ossessivo e frenetico di presunti tiempi belli ‘e na vota che, francamente, sarà pure comprensibile per chi ha vissuto la pubertà scoprendone il portato grazie a Wanda Osiris ma non è giustificabile per quelle che i tiggì – forse ancor più ossessivamente – continuano a chiamare giovani generazioni.
La colpa non è di questi ragazzi. È lo spirito dei tempi, dato che non si ha niente da dire per paura di rischiare si imbocca – senza paura di sbagliare – l’autostrada accogliente della banalità del luogo comune. Nessuno rischia, perchè nessuno sembra aver nulla di originale da dire. In compenso, tutti impauriti perchè la crisi, il califfo, i migranti e i nazifascisti incombono, la nostalgia di un’età dell’oro che non esiste o – meglio – non è collocabile mica nei decenni che ci suggeriscono le occhiute major o le sigle dei cartoni animati.
E perciò via di cover band, fino alla stucchevole venerazione espressa nell’imitazione servile e scosciata delle vecchissime cariatidi del rock, le ammuffite sexy girl a sessant’anni.
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Quelli de Il Volo, che hanno scelto di agire nell’Imitatio Claudii Villae hanno nome profetico, che traduce il destino che incombe su tutti noi, grande pubblico non di nicchia: è quello zoppo di una generazione perfettamente addomesticata. Belli, bravi e buoni e che parlano solo la lingua dell’ammore. E che perciò compiacciono e rassicurano quella vecchia befana della nonna.
Ricalcano con estremo successo televisivo e commerciale un clichè perfetto che mai e poi mai perdoneremo ai due decenni berlusconiani. E perciò, la speranza (frustra?) è di non ritrovarceli – complici le critiche – innalzati a semi-icone di una certa piacionissima destra d’ordine, pizza e mandolino. Quella che acchiappa i voti e si scorda di pensare.
Quello sarebbe il momento sciagurato e perfetto per rispolverare finalmente le vecchie are pagane, invocare Ovio Paccio e innalzare sacrifici alle divinità superne in segno di tremenda espiazione.