Marò. La rabbia di Girone: “Sono malato e non posso curarmi in Italia perché prigioniero”

Al centro Salvatore Girone
Al centro Salvatore Girone

Nessun completa guarigione e tanta rabbia. Il marò Salvatore Girone, in una intervista all’Ansa, ha raccontato senza retorica come si sente da convalescente e “prigioniero” a Nuova Delhi. “I valori del mio sangue non sono perfetti come lo erano prima – ha spiegato – ho le transaminasi del fegato sballate e altri valori del sangue non ancora nella norma, fra giramenti di testa e senso di destabilizzazione”. Per recuperare la forma migliore “ci vorrà ancora del tempo affinché tutto torni alla normalità”, ma Girone sperava in un rapido rientro in patria concomitante con l’arbitrato: “Per far sì che questo possa avvenire nel migliore dei modi dovrei seguire delle cure e una dieta sana, con una meritata convalescenza e riposo psicologico nella mia casa natale così come spetterebbe ad ogni dipendente statale militare”. “Ma io non posso – ha concluso il fuciliere di Marina – visto il mio stato detentivo illegale”. Girone, in queste giornate difficili, è assistito dalla moglie Vania e dai due figli e dai genitori, giunti appositamente in India.

L’Italia, intanto, dopo il rifiuto da parte del Tribunale di Amburgo di accogliere la richiesta di misure cautelari con il rimpatrio dei fucilieri, ripresenterà l’istanza appena possibile al Tribunale dell’Aja dove si deciderà dell’arbitrato internazionale obbligatorio.

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