Al Celentano ideologo preferiamo il cantante

Qui non si tratta di grassi deficienti o stupidi molleggiati, né di un patetico Festival di Sanremo. Si banalizzerebbe una vicenda che è molto più complessa, in cui ci sono precise responsabilità. Chiaro, poi basta un “twit” per essere a posto con la propria coerenza, ma Adriano Celentano è molto più di un cinguettio di una sera da 700.000 euro. A ben vedere tutto è andato come doveva: lui resta sulla cresta, Sanremo torna a far parlare, la Rai è in imbarazzo. Tutto questo casino per un vecchio rimbambito che blatera invettive da bar (senza offesa per i bar)? Banale, troppo banale.

Il problema è chi ha permesso tutto ciò. No, non è la Rai: un’azienda può puntare su un’icona italiana che garantisce share. Se poi la scelta piace è un altro paio di maniche. Dobbiamo piuttosto pensare a chi ha conferito la patente di filosofo all’ex molleggiato ben prima di ieri sera. Altrimenti dovremmo pensare che l’Italia ha scoperto all’improvviso che Celentano è un idiota: troppo facile. E allora che ci viene in mente un altro Celentano, anzi sempre lo stesso, diversi erano i salotti che frequentava, quelli in cui si è scoperto opinion leader ai tempi in cui la spalla ideale per qualsiasi “libero” pensatore era Berlusconi: le battute si sprecavano, mica come con Monti che la sera preferisce un buon libro. Adriano era annunciato con occhi lucidi di emozione da Michele Santoro. Si parlava di nucleare, di acqua pubblica, di precari. E lui, con voce profonda e occhiali fumé, diceva la sua, mentre Vauro e Travaglio annuivano compiacenti. I pensieri erano profondi, tipo “l’inquinamento è una cosa brutta”, gli applausi garantiti. E non c’erano tutti i “twit” e i “post” polemici di oggi. Perché? Le ovvietà sono meno ovvie se dette nel salotto giusto? Quando Celentano sosteneva Pisapia dicendo che “Berlusconi ci fa saltare in aria con le centrali nucleari” era alta filosofia? No, solo poltrone più comode in salotti più accoglienti, dove basta poco per diventare filosofi del nulla.

Non è colpa sua, da italiano non riesco a detestarlo, le sue canzoni sono troppo belle. Sono nazionalpopolari (sorriso) come nazionalpopolare (disgusto) è Fiorello secondo Sabina Guzzanti. Oppure penso al “povero” Vasco Rossi, vecchio rincoglionito drogato che non deve fiatare se un blogger scrive che vende la droga ai ragazzini. Eh già, senza salotti… No, Adriano per ciò che ha dato all’Italia non merita tutto questo: perfino la Santanché, invitandolo a tornare a cantare, ha fatto bella figura davanti a lui. Appunto: andava lasciato cantare. Purtroppo, dal palco al salotto la via è breve e le conseguenze possono essere micidiali. Tanto gli italiani se ne accorgono solo al Festival di Sanremo.

Carlos Valderrama

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