Tra Adams e l’erede al trono britannico c’è stata una grandissima frattura quando, nel 1979, lo Sinn Fein “giustificò” l’agguato dell’Ira in cui perse la vita lord Louis Mountbatten, zio e amatissimo tutore di Carlo. È stata una guerra, feroce. Con tante – troppe – zone d’ombra ancora misteriose. Ora, dicono tutti, si deve lavorare per la pace.
A margine dell’incontro, Adams ha rilasciato una lunghissima nota stampa in cui ha sottolineato l’importanza storica della stretta di mano per la distensione e pacificazione dell’Ulster. “L’appuntamento di oggi con il principe Carlo rappresenta un significativo, simbolico e concreto passo avanti nel processo di pace avviato con l’accordo del Venerdì Santo. Lui e la sua famiglia hanno subito grandi perdite a causa dell’azione dell’Ira. Ne sono consapevole, così come sono consapevole delle ferite inflitte ai miei amici e vicini nella comunità di Ballymurphy e Springhill, tra il 1971 e il 1972, quando sedici cittadini tra cui tre bimbi e la mamma di un ragazzino di otto anni, due sacerdoti cattolici e dieci uomini disarmati vennero trucidati dai paracadutisti. La famiglia reale è strettamente legata alle istituzioni militari dello stato britannico e dei reggimenti dell’esercito britannico, di cui proprio il principe Carlo è comandante in capo, responsabili del dolore inflitto a tantissime famiglie su quest’isola, inclusa la Bloody Sunday di Derry”.
“La riconciliazione è una sfida enorme per tutti noi. È un processo personale di dialogo, impegno e compromesso. Si tratta di cicatrizzare le ferite del passato e costruire un nuovo futuro, migliore e più giusto, basato sull’eguaglianza”.