Il caso. Se Daria Bignardi (quasi) elogia Salvini su Vanity Fair

Matteo Salvini alle Invasioni Barbariche
Matteo Salvini alle Invasioni Barbariche

Quasi da non crederci. Daria Bignardi, sacerdotessa delle interviste-tv della sinistra più intellettuale e buonista che c’è, elogia Matteo Salvini nella sua rubrica settimanale su Vanity Fair. Ovviamente il “Capitano” (come il segretario leghista è chiamato dai giovani del movimento) resta brutto e cattivo, ma la Bignardi ne traccia un ritratto che contiene anche l’essenza della novità politica del Carroccio non più secessionista, descrivendone l’appeal popolare e arrivando a riconoscerne la preparazione e il coraggio (“ha il pregio di non aver paura di sporcarsi la cravatta”, a differenza dei radical-chic…). La demonizzazione di Salvini a sinistra resta la regola generale, ma la Bignardi con questo articolo mostra l’onesta intellettuale di voler capire che dietro il fenomeno “Salvini” c’è un popolo (non solo leghista) che si riconosce nella narrazione di un’Italia decadente e sofferente e non ne può più delle promesse di ripresa e risalita del premier Renzi.

Il titolo dell’articolo è “Dedicato a tutti quelli che snobbano Salvini”

“Chi snobba Salvini – scrive la Bignardi – fa il suo gioco: “ridurre, semplificare e demonizzare l’avversario senza riflettere sui motivi del suo successo politico è sempre pericoloso, vedi ventennio berlusconiano. E i critici della Lega avrebbero dovuto impararlo da un pezzo: è già successo coi leader che hanno preceduto Salvini, discoprire che c’era sotto molto di più della canottiera e delle battute volgari. Salvini è riuscito da solo a tirar fuori la Lega dal guaio in cui gli affari di Belsito e della famiglia di Bossi l’avevano cacciata, e anche se probabilmente non potrà mai fare il leader del centrodestra – i veri moderati continueranno a diffidarne – oggi potrebbe dar fastidio al Pd più il tempo di «sporcarsi le mani» nei campi rom, dove di solito vanno solo preti o volontari. Certo, lui ci va per dire «se divento sindaco vi chiudo», ma intanto ci va. Si confronta. Dà l’impressione di conoscere le situazioni di degrado che vorrebbe rimuovere più di quanto sembrino conoscerle coloro che le difendono «a prescindere».

Meglio di Grillo, Salvini è educato e ha fatto il liceo classico

Scrive la Bignardi che “A differenza di Beppe Grillo, per non parlare di Casaleggio, che appare sideralmente lontano, Salvini dà davvero ’impressione di rappresentare il suo elettorato, di essere uno che sa cosa c’è per strada, in piazza, in periferia. Per di più ha fatto il liceo classico, e quando smette di sbraitare in favore di telecamera diventa educato e gentile e se ne va salutando e stringendo mani fino all’ultimo dei redattori. Come Matteo Renzi, ha uno stile radicalmente diverso da quello dei politici della generazione precedente: è diretto, spiccio, spiritoso (non è brillante come Renzi, ma qualche buona battuta la imbrocca) ed è coraggioso. Il modo in cui ha gestito la faccenda Tosi-Zaia lascia anche supporre che sia politicamente più abile e sottile di quanto uno non sia portato a credere. Sempre citando Serra: «Salvini, tra i tanti evidentissimi difetti, ha il pregio di non avere paura di sporcarsi la cravatta».

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Gerardo Adami

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