Cinema. “Il gigante mostruoso”, il film su Louis Ferdinand Céline

L.F.Celine

Celine MeudonEccolo piegato sui gatti. In una casa di Bruxelles. Casa modesta, con poca luce. Il suo maglione scucito. Il suo volto segnato da due rughe, due linee come lame di coltello. E’ lui, Louis  Ferdinand Céline e un film lo evoca. Potrà rivivere in una pellicola lo scrittore del ‘Voyage au bout de la nuit’? Alla domanda risponde  la sceneggiatura scritta dal regista Emanuel Bourdieu, con Marcia Romano, per il film ‘Louis Ferdinand Céline, monstrueux geant.’

 Il film di Bourdieu racconta il 1947 dello scrittore francese. E’ la storia di una fuga. Il pericolo è imminente: Céline rischia la condanna come collaborazionista e si lascia intervistare. Aspettiamo allora il film e la sua distribuzione, che, nelle sale francesi, sarà garantita dalla ‘Paradis Films’. La produzione è di Jacques Kirschner, insieme a ‘France 3 Cinéma’, ‘Arancione Studio’ e ‘Be Films’. In Italia poi le vendite saranno promosse da ‘Orange Studios’.

Al centro del racconto filmico, l’incontro tra lo scrittore e un giornalista ebreo americano, vale a dire le conversazioni timbrate dalle fulminazioni verbali di Cèline. Insomma l’ebreo americano e il romanziere francese ed ecco affiorare la storia di un uomo che azzerò la letteratura mondiale, che scrisse pagine di antisemitismo per ironia, che si dichiarò collaborazionista, perché contrario ai massoni, ai falsi filantropi e ai politici vigliacchi. Signori, in una parola, il novecento!

Questo aspettiamo nel film di Bourdieu, cioè un punto di venduta sul novecento céliniano, sulla perenne comédie humaine, quella di piccoli uomini spaventati, di donne dimenticate e di  ottimisti fatui. Quale Cèline? Sarà un racconto sulle paure di un uomo? Sarà la registrazione artistica di idee cèliniane sull’occidente perduto?

Sarà certamente il film sullo scrittore francese esule, in fuga con la sua Lucette, vigile tra ansie e foghe  semantiche, in un mondo privato di rabbia e verità. Alla base del lungometraggio di Bourdieu, c’è il libro di Milton Hindus, ‘The crippled Giant’ pubblicato nel 1951, adattato ora dal regista per raccontare l’autore di ‘Mort à crédit’. E in quest’opera di Milton Hindus si può leggere, “Se vuoi vedere i peggio abbruttiti di un paese, chiedi degli scrittori = maniaci, assurdi, superflui, idioti.” Voilà gli intellettuali mostruosi – gli stroncati dei pamphlet cèliniani – quelli delle “sciarade dello spirito, delle imposture sentimentali, giochi di parole dal fascino equivoco… solenni pedanti di tutte le taglie, convinti, esaltati dalla loro superiorità, cicalanti con le loro latino-fesserie… quell’umanesimo da buffoni, di false umiltà…”

Infondo, gli esseri umani sono mostruosi. Ma solo uno è il fulminante ‘gigante mostruoso’, il monstrueux geant, l’irraggiungibile Louis Ferdinand Cèline, ma da raggiungere – al più presto – nel film di  Bourdieu.

Renato de Robertis

Renato de Robertis su Barbadillo.it

Exit mobile version