Davis. L’Italia ko dal Kazakhistan: Borat ha più cattiveria agonistica degli azzurri

Il comico kazako Borat
Il comico kazako Borat

La sconfitta dell’Italia in Coppa Davis con il Kazakistan è più una conferma che una sorpresa. Il tennis italiano non è, infatti, capace di esprimere interpreti che hanno la giusta cattiveria per vincere le partite che vanno vinte. Malgrado il proverbio reciti che l’importante è partecipare, la verità è che si gioca per vincere. E vincere è uno stato mentale che l’Italia del tennis non ha mai fatto suo. Perfino quando aveva dei campioni di tecnica come Panatta.

L’esito di questo incontro di Davis, poi, va oltre la semplice notazione sportiva. Perché, ad avere la meglio sugli azzurri, non è stato il tennis offerto da Kukushkin o da Golubev, bensì la voglia kazaka di “esserci” e “contare” nel panorama internazionale. La loro volontà di potenza come nazione che dal centro di Mackindervuole contare in Europa.

Tecnicamente il divario è stato evidente così come lo è stato quello mentale. Kukushkin e Golubev hanno picchiato palla su palla senza pensarci più di tanto non avendo nulla da perdere.Come in una sfida in un bar di Piazza Sennaja in cui si scommette di vuotare una cassa di vodka.

Le chiamate a favore dei kazaki da parte dei giudici di linea, tantissime, hanno dimostrato come quanto a corruzione, dove noi italiani dovremmo essere i primi, appena mettiamo il naso fuori casa, siamo sempre secondi.

Insomma tra il gruppo 1 e il gruppo 2 da Davis c’è una bella differenza. La stessa che c’è tra il Mackinder e il Kinder.

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Michele Fronterrè

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