StoriediCalcio. Ninja Pogba genio irregolare metà effimero metà Masaniello

pogba ninjaPaul Pogba fa Masaniello senza bisogno di dipingersi la faccia di nero, e omaggia Pino Daniele con il carico della Guinea esportato in Francia, allevato in Inghilterra e spedito alle spalle di Rafael. Napul’è anche questo. Nel sostanziale disordine di una azione Llorente rimpallo Tevez, con la difesa napoletana spettatrice non pagante, Pogba, da bravo guaglione, la gira in porta alla Zinedine Zidane: con un destro che è una punizione eccessiva per il Napoli. Se prima il San Paolo era uscito dall’aggregato folkloristico che l’Italia immagina e Michele Serra scrive, con un omaggio composto e commovente, declinandosi nei versi di Pino Daniele, in curve e tribune di lacrime, il Napoli di Benitez torna nell’abituale immobilismo, e si lascia sopraffare.

Genio ingovernabile

Pogba è ingovernabile proprio come l’anima della città napoletana e dopo un tempo di sostanziale indolenza con passaggi indifferenti e azioni d’insofferenza, si ricorda che a Torino si aspettano da lui sempre qualcosa in più delle semplici conoscenze calcistiche, e allora raccoglie il pallone nell’area di rigore napoletana e si inventa una girata a volo che regala il vantaggio alla Juventus. Il centrocampista francese, cresciuto alla scuola nozionistica del patriarca Alex Ferguson – che gli aveva sconsigliato il viaggio in Italia – a Manchester, sembra un Balotelli più snello e calmo, stessa cresta ma testa diversa, Pogba ha una razionalità che capitalizza spedendo in porta palloni decisivi; capace di tocchi di fino come il suo idolo Thierry Henry e di limpidi e calibrati tiri da fuori area che il più delle volte chiudono le partite. Cresciuto con la vittoria del mondiale francese ai danni del Brasile, ha, come tutti quelli della sua generazione, una sostanziale immaginazione di supremazia calcistica, e gioca alla ricerca di quella partita, di quel predominio, tipo Charles De Gaulle distribuito sui campi di calcio. Ma è anche un ragazzo che studia Thuram, ormai il suo libro “Le mie stelle nere” è obbligatorio per i convocati in nazionale. Imbattibile giocatore di ping-pong nei ritiri della Juventus e della Francia, e persino quando suona la campanella d’allarme in campo, riesce a tenere la calma.

La presenza-assenza di Pogba

È capace di estraniarsi, come in questa partita, di sfuggire ripetutamente a Maggio e poi di sparire. Quando Massimo Allegri lo toglie per il tenace Lichtsteiner, gli ricorda che sebbene sia complice della vittoria, con i gol di Caceres e Vidal, e sebbene abbia segnato ancora una volta un gol che finirà nelle immagini di repertorio e che Sky manderà a nastro, rimane un ragazzo che bordeggia la futilità per lunghi tratti di partita. È questo il suo maggior difetto, l’essere estraneo al gioco e spesso a se stesso, alle sue capacità di calciatore cresciuto a merendine e videocassette di Ronaldo e Papin. E anche se i suoi gol, spesso, sono vere e proprie intimidazioni esoteriche per i portiere, il resto è fumosa e sovrabbondante somma di passaggi sbagliati e tocchetti in favore di telecamere. Il gol, diventa un pretesto ulteriore per assentarsi, quasi che assolto il compito di aver segnato, il resto fosse svolgimento che non lo riguarda. La sua è una partita laterale, tatuata dal bel tiro e poi cancellata andando sulla linea di fondo a cercare altro, anonimamente. La traiettoria composta del suo tiro è come dovrebbe essere quello che fa, e, invece, il suo avvitarsi con la stessa perfetta compostezza, è la spirale della sua sparizione dal gioco. In questo è un giocatore completo: capace di condizionale le partite e poi ammirarsi fino a relegarsi in panchina. Completo nel suo essere effimero e masaniellesco.

Forse è vittima degli eventi prodigiosi che costruisce, che cerca e che trasforma in eventi assoluti. La sua forza è di essere impermeabile alle contestazioni a differenza di Balotelli, la sua debolezza è proprio questa mancanza di concentrazione per una partita intera. Un calciatore a metà. (da Il Messaggero)

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Marco Ciriello

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