Avrà buona pace kaiser Franz Beckenbauer: il gioco di Guardiola che tanto lo annoia, stando a quanto da lui dichiarato qualche giorno fa, ha portato il Bayern Monaco a battere record su record e a laurearsi campione della Bundesliga a sette giornate dalla fine. Il 3-1 ottenuto a Berlino sul campo dell’Hertha, quell’Olympiastadion che a noi italiani ricorda le notti magiche del 2006, è stato solo l’ultimo dei tanti sigilli che i bavaresi hanno messo su un trionfo sì preventivabile a inizio stagione, ma difficilmente immaginabile in questi termini.
Le venticinque vittorie e i due pareggi in ventisette partite, i 79 gol fatti a fronte dei 13 subiti sono numeri che indicano un dominio netto e incontrastato, senza precedenti. Il pur forte Borussia Dortmund di Jurgen Klopp, l’anno scorso rivale temeraria della squadra allora guidata da Jupp Heynkes, è distante venticinque punti dalla capolista; e dopo essersi leccati le ferite la scorsa estate in seguito alla sconfitta in finale di Champions’ League ed al passaggio del giovane Goetze agli odiati rivali, nei prossimi mesi i gialloneri della Ruhr dovranno far fronte ad un’altra emorragia importante, la perdita di bomber Lewandowski, anch’egli promesso sposo a parametro zero dei bavaresi.
E proprio l’innesto di uno dei numeri nove più forti in circolazione pone il Bayern, impegnato negli ultimi mesi della stagione a conquistare anche coppa di Germania e Champions’, in pole position per vincere tutto anche l’anno prossimo. Una squadra fortissima, quella di Guardiola; tanto che non è facilmente immaginabile come possa essere migliorata. Eppure gli uomini di mercato del club sono già attivi per regalare all’allenatore catalano, oltre al campione polacco, anche un top player in difesa e due rincalzi di lusso, uno a centrocampo e un altro sulle fasce. Come se non bastasse la rosa messa già quest’anno a disposizione di Guardiola, bravo ad adattare il suo gioco fatto di possesso palla continuo e passaggi stretti ai giocatori a disposizione. Se infatti il suo Barcellona eccelleva per verticalizzazioni e inserimenti centrali, questo Bayern sfrutta le fasce e le torri, mantenendo costantemente il pallino di un gioco arioso e spumeggiante.
L’incontro tra il perfezionista perfetto Pep e il Bayern pluricampione che fu di Heynkes, insomma, che a molti pareva un matrimonio difficile al momento dell’annuncio, ha dato nuova linfa tanto al tecnico quanto alla squadra, un collettivo portentoso, che anche oggi nessuno crede possa essere migliorato. Ma la dimostrazione di forza di quest’anno servirà da lezione: il metodo ed il palleggio, uniti alla forza e all’atletismo formano una miscela esplosiva, pronta a deflagrare sempre più vigorosamente negli anni a venire. L’Europa è avvisata.