Calcio&identità. L’ottusa burocrazia Uefa bacchetta i nazionalisti del Celtic Glasgow

celticLe bacchettate della Uefa ai tifosi del Celtic non si sono fatte attendere: “Sbagliato mostrare simboli politici negli stadi” hanno detto quelli del governo europeo del calcio, mostrandosi schiavi più che delle regole del politicamente corretto. Noiosi: se la sono presa con la Green Brigade colpevole d’aver esposto poco prima del fischio d’inizio di Celtic-Milan due stendardi raffiguranti William Wallace e Bobby Sands, patrioti del celtismo, indomiti rivoluzionari. Il primo, celebre guerriero scozzese, messo al fianco del giovane volontario irlandese: entrambi amanti della libertà e nemici dell’imperialismo inglese. Hanno esposto i loro volti durante un match di Champions League, quando tutto il mondo era lì a guardare in attesa di una coreografia memorabile. Così è stato: indimenticabile.

“Il terrorista o il sognatore, il selvaggio o il coraggioso, dipende che voto stai cercando di conquistare o che volto stai cercando di salvare”: recitava così lo striscione che accompagnava il volto dei due rivoluzionari celtici e alla Uefa non è piaciuto proprio. Il potere degli inglesi arriva anche nelle stanze segrete del calcio e ad esprimere il proprio legame con la propria cultura si rischia un’azione disciplinare in perfetto stile bavaglio. È il metodo-Uefa (quello che vuole vietare ai tifosi di tutto il mondo esporre striscioni e bandiere) e non c’è da stupirsene, ma il pensiero rivoluzionario e nazionalista non si fermerà certo davanti ad un richiamo all’ordine arrivato in tutta fretta da Nyon (su consiglio dei fedeli e potenti soci inglesi). Anche la dirigenza del Celtic non l’ha presa bene perché teme che le sanzioni dell’organismo europeo possano colpire direttamente il club. Dovevano dissociarsi e l’han fatto: “Siamo un club, non un partito politico” ha detto Peter Lawwell, amministratore delegato, che in cuor suo sa di non dire tutta, tutta, la verità.

 

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Sono in tanti, infatti, quelli disposti a scommettere che la Green Brigade non si lascerà influenzare dal severo rimprovero della Uefa. Quei volti e quelle parole hanno un significato profondo che non può svanire nel giro di un comunicato stampa “governativo”. Ribelli sono i loro idoli e da ribelli si comporteranno i tifosi del Celtic Glasgow che aspettano solo il prossimo momento buono per poter dire, ancora una volta, che la Scozia e l’Irlanda sono nazioni sorelle e che chi lotta per la libertà non muore mai. Ed per questo (per la libertà) che hanno salutato l’ingresso delle squadre in campo così martedì: quel pomeriggio, in Scozia, è stato presentato il White Paper del governo locale che ha mostrato nel dettaglio il progetto per una Caledonia indipendente dall’Inghilterra. È il punto di partenza per la campagna referendaria che si concluderà il 18 settembre 2014 quando si voterà, appunto, per l’indipendenza scozzese. Era il sogno di Wallace e Sands ne sarebbe contento: per questo martedì sera erano uno affianco all’altro. Terroristi o sognatori? Dipende da quello che si vuole, ma al Celtic Park la risposta è scontata: i sogni corrono con una maglia cerchiata di bianco e verde.

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Archie Gemmill

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